Morbillo, otto casi a Bari. Da filiera proposte per diffondere vaccini ma ancora in stand by

18/11/2018


Otto casi di morbillo nell'arco di circa tre settimane, di cui sette collegati, tutti a Bari: insomma, quanto basta per riaccendere la polemica. Ma, al di là della dinamica di contagio, avvenuta in ambito famigliare e ospedaliero, il Ministero è subito intervenuto per rassicurare che «la situazione è sotto controllo: abbiamo chiesto alla regione Puglia», che comunque per il morbillo «ha ottime percentuali di copertura vaccinale (95% a 36 mesi, valore giudicato ideale dall'OMS)», «un dettagliato report epidemiologico sul focolaio in questione per eventualmente predisporre mirate attività ispettive». E dal Dicastero è arrivata anche una riflessione: «il solo obbligo vaccinale non basta. Per questo stiamo predisponendo un nuovo Piano strategico di eliminazione del morbillo che prevede il coinvolgimento di altre amministrazioni e ministeri per programmare azioni in grado di aumentare la consapevolezza del valore dell'immunizzazione attraverso i vaccini come strumento di prevenzione lungo tutta la vita».

Uno spunto di riflessione che F-Online ha rilanciato a Raffaello Recchia, Referente in Puglia di Federfarma Servizi, a cui abbiamo chiesto il grado di coinvolgimento della filiera, in generale, nella distribuzione dei vaccini: «Farmacie e distribuzione intermedia potrebbero fare molto in questa direzione e, non a caso, abbiamo già presentato, insieme a Federfarma Bari, due progetti alternativi di distribuzione rispetto all'attuale, relativi al vaccino anti-influenzale e a quello contro l'Herpes zoster - inserito tra i raccomandati per gli over 65. Ma, purtroppo, nessuno dei due ha trovato, al momento, ascolto. In particolare, per quest'ultimo caso, a oggi la copertura è bassissima, nonostante sia attiva la somministrazione gratuita presso gli studi dei medici di famiglia. Trattandosi di un prodotto particolarmente termolabile e soggetto a somministrazione mirata, i medici sono costretti ad andare a ritirare la singola dose nei centri, con tutte le difficoltà del caso, e spesso questo passaggio non viene fatto». Da qui l'iniziativa: «Abbiamo proposto, allora, di attivarne l'erogazione per il tramite della filiera, come già avviene per la Dpc, così da garantire, a fronte della prescrizione da parte del medico, la consegna del vaccino direttamente al paziente, che successivamente deve recarsi presso il medico per la somministrazione». Per quanto riguarda, invece, il vaccino anti-influenzale, «ci siamo resi disponibili a distribuirlo direttamente ai medici e ai pediatri, per conto della Asl. Ma credo che per entrambi i progetti ci siano vari ordini di problemi: da un lato, una resistenza di tipo culturale, che riguarda una non sempre agevole collaborazione tra le diverse componenti del servizio sanitario e i diversi professionisti, ma anche una scarsa propensione da parte dell'amministrazione pubblica a quantificare i costi distributivi e della logistica che vengono da loro sostenuti e la difficoltà quindi di comprendere l'eventuale costo distributivo richiesto per la filiera. Mancando questo dato, è chiaro che diventa difficile fare una reale valutazione della convenienza di una modalità distributiva rispetto a un'altra. Un peccato, anche perché, con il coinvolgimento di farmacie e distribuzione intermedia, si potrebbe garantire una maggiore diffusione della vaccinazione».