Da approccio standardizzato a servizi e pazienti più qualità e riconoscibilità

13/05/2018


Non si può parlare di farmacia di servizi, pharmaceutical care, presa in carico della cronicità, nuovo ruolo della farmacia nel Ssn senza avviare un processo di standardizzazione, che non va inteso come omologazione o livellamento, ma come la capacità di offrire un'assistenza di qualità certificata e di porsi come un interlocutore riconoscibile dalle istituzioni e soprattutto dai cittadini. È questo uno dei messaggi emersi dalla tavola rotonda organizzata all'interno dell'evento dedicato alla Legge Concorrenza organizzato da Federfarma e Federfarma Servizi. «Un elemento su cui riflettere» è l'intervento di Roberto Tobia, tesoriere di Federfarma, «è l'eterogeneità della composizione della farmacia. Sono convinto che con i cambiamenti nell'assetto delle farmacie, si potrà produrre un miglioramento nell'attività professionale del farmacista. Ma credo che questo vada legato a un processo standardizzazione. Laddove si parla di Pharmaceutical care, farmacia dei servizi, presa in carico del paziente e aderenza alla terapia non si può non pensare a un processo che veda un'offerta uniforme e riconoscibile». Questo, concorda Mirone, «anche per rendere percepibile al cittadino l'attività della farmacia e nella direzione di valorizzare la professione, in una modalità che sia coordinata. E, a maggior ragione, per raggiungere l'obiettivo occorre fare rete: possiamo fare tanto sviluppando le aggregazioni e portandole a livelli più elevati di partecipazione e condivisione di progetti. Se riusciremo, allora saremo in grado di competere con qualsiasi soggetto. Troppo spesso abbiamo guardato al collega della farmacia vicina come a un competitor: in realtà è un alleato in difesa della farmacia come la conosciamo oggi. Quello che serve oggi è un cambio di mentalità per salvaguardare la farmacia libera e indipendente». E tra gli elementi a cui prestare attenzione, sempre nella direzione di una farmacia indipendente, c'è anche l'aspetto dell'indebitamento: «Una grande criticità» ha spiegato Marco Alessandrini, amministratore delegato di Credifarma, «è nel livello sovradimensionato di indebitamento. Il debito fino a un certo grado è fisiologico e non rappresenta un problema. Superato un certo limite, però, richiede un intervento, paragonabile alla necessità di mettersi a dieta per chi ha il colesterolo un po' alto. Ma oltre una certa soglia, diventa un fattore di rischio particolarmente importante. Se il capitale di debito delle farmacie - verso banche, finanziarie, enti previdenziali, ecc. - è comunque elevato, la buona notizia è che nessun altro settore merceologico riesce a permettersi un dato analogo e questo significa che la farmacia è sana e ha una sua profittabilità. Quello che occorre fare allora è operare per ridare equilibrio». Innanzitutto, «in ambito aziendale, occorre inibire il prelevamento da parte del titolare, perché quello che c'è nella cassa appartiene all'azienda e va messo in sicurezza». Poi occorre «cercare di trasformare il debito di breve termine in un debito di lungo termine, in modo che sia contrattualizzato, standardizzato, perché in questo modo c'è una pianificazione della riduzione nel tempo del debito, con un progressivo miglioramento della situazione finanziaria ed economica». Da ultimo «reimmettere nella farmacia capitali».