Sistema farmacia, il cardine è sistema informativo e formazione comune. Mallarini: necessario per far remunerare servizi

12/03/2018


Perché soggetti pubblici o privati valutino la possibilità di una remunerazione dei servizi, in un sistema come quello della farmacia, capillare e diffuso sul territorio, occorre garantire un approccio uniforme, fondato su una base formativa comune, che garantisca predicibilità e riproducibilità dell'operato, e una raccolta e produzione centralizzata di dati relativi al paziente in modo che siano omogenei e rigorosi. Parte da questa premessa la delineazione del progetto lanciato da Federfarma e Federfarma Servizi, Sistema farmacia, secondo quanto spiegato da Erika Mallarini, Sda Bocconi e Focus Management, in occasione degli Stati Generali di Federfarma. «Il lavoro» ha fatto il punto Mallarini «è partito da una analisi delle normative di riferimento nazionali e regionali, in termini di piani sanitari, della cronicità e della prevenzione, e da una serie di interviste a tutti gli stakeholder della farmacia, dal pubblico - con assessori e direttori generali di Asl - al privato, comprese imprese farmaceutiche, aziende di sanità integrativa, cliniche. Obiettivo è stato capire che cosa la farmacia può dare oggi al sistema, ma anche in quali sfide future può inserirsi. Un secondo step è stata la realizzazione di un Benchmarking all'interno del settore, ma anche extrasettoriale, per andare a vedere che cosa è successo in altri comparti - dalla Gdo ai vari settori professionali, come ambulatori, laboratori di analisi, o cliniche private - quando si sono ritrovati a dover competere con multinazionali, catene, capitale. Abbiamo poi cercato di fare un punto su quello che sta avvenendo all'interno della filiera: oltre ad intervistare le cooperative, le reti, le varie società collegate, quali Federfarma.Co, abbiamo raccolto anche tutte le iniziative condotte nell'ambito delle Federfarma locali e nazionale, andando a sentire anche Promofarma e Credifarma. Le iniziative sono tante e la base ha risposto bene: ci sono arrivati circa 6000 questionari, compilati dalle farmacie, anche se ne abbiamo potuti utilizzare, per questioni metodologiche, solo 3000». A partire da questa «mappatura dello stato dell'arte, abbiamo elaborato un modello, che rispondesse al requisito di essere a geometria variabile. Infatti, uno degli obiettivi del gruppo di lavoro è che la proposta potesse adeguarsi alle diverse esigenze degli stakeholder, istituzionali ed economici, oltre che ovviamente alle farmacie, legate a territori con caratteristiche e bisogni differenti. L'idea, quindi, è stata quella di elaborare un sistema strutturato in gruppi che, a seconda delle esigenze, possono essere attivati con diversi livelli di attività». Ecco allora che «il sistema farmacia è aperto a tutte le farmacie, quelle che si servono presso una cooperativa o un distributore privato, quelle che sono in rete o quelle singole, perché è possibile scegliere diversi livelli del sistema». Ma «la condizione per poter entrare è l'impegno a condividere un sistema informativo e informatizzato e a seguire percorsi di formazione standardizzati. Questa è una necessità che deriva dalla considerazione che nessun soggetto, pubblico o privato, remunera un partner senza poter disporre di dati, centralizzati e uniformi, relativi al paziente e senza un approccio omogeneo al servizio, che garantisca predicibilità e riproducibilità». Questa condizione «si esprime in sostanza nel primo macroinsieme, nel quale tutte le farmacie italiane possono entrare, il gruppo A».

Dopo di che «il progetto di rete si divide in due macrotemi. Il primo è l'area Pharmaceutical care, costituito dalle attività legate alla professionalità del farmacista, base per sviluppare un ruolo istituzionale della farmacia, ma anche per portare risorse. Poi c'è l'area più commerciale: le farmacie hanno bisogno di comprare meglio, perché il cittadino può trovare interlocutori più convenienti, soprattutto con l'arrivo di altri soggetti, ma anche perché in questo modo possiamo essere in grado di competere con le centrali di acquisto del mondo pubblico, e di mettere in discussione certe scelte di distribuzione diretta del farmaco». Per quanto riguarda il primo punto, «anche qui sono stati individuati due livelli: il primo è costituito da sistemi di diagnostica di primo livello (il gruppo B), un'attività che già oggi in moltissimi fanno, senza tuttavia una raccolta sistemica e sistematica dei dati e né una taratura degli strumenti uniforme che consenta di fornire un dato rigoroso e ripetibile ai nostri stakeholder. Il secondo livello è rappresentato da servizi evoluti come per esempio la telemedicina (Gruppo C)».
Per quanto riguarda il macrotema commerciale, «ci sono tre livelli: Gruppo 1, rappresentato dalle farmacie che decidono di aderire alla centrale di acquisto. Lo step successivo è legato alle attività di sell out, con farmacie disponibili a fare promozioni insieme (Gruppo 2). Poi la grande sfida: il format e l'insegna comune che rappresenta il Gruppo 3. Anche in questo caso si possono scegliere i diversi livelli - per cui per esempio chi aderisce già a un network può decidere di restarvi e non accedere al format comune oppure, viceversa, di aderire all'insegna - ma, in tutti i casi, si parte comunque dalla base di condivisione del sistema informativo e della formazione (Gruppo A). Così, le farmacie che partecipano all'area della Pharmaceutical care possono quindi aderire anche al macrotema commerciale oppure possono scegliere di non farlo».

«Abbiamo puntato tanto su questo progetto condiviso insieme a Federfarma» è il commento di Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, nel suo intervento agli Stati Generali «e l'esigenza di partenza è stata quella di mettere a fattor comune le tante esperienze realizzate a livello locale, attraverso i network delle cooperative e dalle Federfarma locali. Esperienze di valore ma che fino ad ora non hanno trovato un coordinamento comune che ne rendesse l'impatto omogeneo e che le valorizzasse. Nell'elaborazione del progetto ci siamo quindi basati su alcuni principi cardine: la necessità di essere aggregati, raggiungendo numeri importanti; la presenza di un coordinamento nazionale per evitare che ognuno vada per conto proprio; il focus sulla professionalità, un elemento di valore e di distinzione che non può essere messo in discussione né alienato; infine, la sostenibilità economica, imprescindibile per garantire la sopravvivenza del sistema come lo conosciamo oggi. Quello che è stato elaborato è uno strumento che può far ritrovare un ruolo alla farmacia, dandole impulso, e rappresentare una opportunità per recuperare tanti anni perduti alla rincorsa di un modello commerciale che non ci appartiene e su cui rischiamo di essere perdenti in partenza. Per vincere sfida che ci si presenta davanti è indispensabile recuperare e valorizzare proprio la nostra professionalità. Ma la chiave del successo è la sinergia e la collaborazione, senza la quale la capacità di incidere realmente sulla sanità e di dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini è meno forte».