Mirone: più aggregazione e integrazione verticale in difesa dei valori della farmacia

28/03/2017


Da quando si è iniziato a parlare di Ddl concorrenza, la filiera è stata investita con intensità crescente da fenomeni di aggregazione e si è iniziata a diffondere una cultura dell'integrazione verticale. Un percorso, però, che, per costituire una risposta efficace al mercato che verrà, dovrà essere ulteriormente approfondito, con il superamento della frammentazione che ancora caratterizza il sistema e il diffondersi sempre più di un senso di riconoscimento e di appartenenza verticale. D'altra parte, non sono solo in gioco quei concetti di indipendenza e autonomia, che un po' da tutti gli steakholder del sistema sono apprezzati, ma anche valori e principi professionali che finora hanno guidato la farmacia. Questi sono alcuni dei messaggi che Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, ha lanciato dal palco di FarmacistaPiù nel corso dei suoi interventi. «Da quando il Ddl concorrenza ha iniziato il suo iter» spiega Mirone «diversi sono stati i cambiamenti che hanno investito il sistema e tanti i passi che tutti insieme abbiamo fatto. Tra le cooperative si è approfondito un processo di aggregazione, favorito anche dall'attività portata avanti al nostro interno - tra i soci delle nostre aziende e in generale tra i farmacisti - nel creare cultura ma anche nel far capire alla farmacia che in questo sistema può continuare a svolgere quelle attività che oggi la caratterizzano». Passaggi importanti per affrontare al meglio un mercato che sarà sempre più competitivo: «La nostra preoccupazione è stata quella di far in modo che possa continuare a esistere non solo la farmacia indipendente e autonoma ma anche tutto quel bagaglio di principi e valori che con ogni probabilità saranno destinati a scomparire in un mercato dominato da attori diversi».
Sul fronte delle farmacie, «i messaggi che valevano all'inizio del percorso e valgono ancora adesso sono che il farmacista è chiamato a fare delle scelte. Guardando al futuro, ci sarà sempre di più un forte legame di appartenenza tra la farmacia e la distribuzione. E in questo senso credo che sia opportuno identificare un modello di cooperativa di partenza, riconoscersi e poi seguirlo e sostenerlo, in piena autonomia e indipendenza». Ma «riconoscersi in un gruppo per noi significa anche pensare e fare insieme progetti e attività, governare i processi di realizzazione dell'identità stessa, perché vogliamo essere ancora protagonisti del nostro futuro».

Nel concreto, «tanti sono gli strumenti che abbiamo messo a disposizione come centrale di sistema: per esempio abbiamo fatto sempre più dei prodotti a marchio un elemento di riconoscimento. La linea Profar oggi conta 220 referenze a listino e 10 milioni di euro di fatturato (ex factory). Sempre nella direzione del riconoscimento, abbiamo potenziato strumenti quali il category management realizzato da Federfarma.Co - declinato dalle singole realtà - che conta oggi 3500 farmacie allestite. Grande importanza poi è stata data alla formazione, con lo sviluppo, sotto la guida di Fofi, di processi di aderenza terapeutica, in più regioni».

Ma, conclude Mirone, «allo stato attuale lo scenario è ancora frammentato: i distributori sono ancora troppi. È vero, stiamo creando qualcosa, ma ricordiamoci un dato incontrovertibile: la rete non si cala dall'alto, si costruisce e progetta dal basso, è frutto di educazione e cultura. Insieme bisogna adoperarsi in questa direzione, perché questa è l'unica risposta a ingresso capitale nel nostro mondo».