Presa in carico cronicità, attuazione a rilento. Convenzione sia spinta per integrare farmacie

08/04/2018


Per realizzare la presa in carico della cronicità e attuare il Piano nazionale della cronicità, una sfida cruciale è fare in modo che «le figure del servizio sanitario nazionale operino in maniera integrata, cosicché medici di famiglia, infermieri, farmacie, servizi territoriali, non vadano ognuno per proprio conto, disegnandosi ciascuno il suo ruolo, ma agiscano in coerenza, tenendo la barra dritta innanzitutto sul bisogno di salute delle comunità che va soddisfatto. L'obiettivo, cioè, è coordinare le evoluzioni professionali, di ruoli e responsabilità, dei diversi attori in un'ottica di integrazione». E un'occasione concreta è rappresentata dalle partite aperte sulla convenzioni. A tracciare la riflessione Tonino Aceti, Coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato - Cittadinanzattiva. La sfida più grande, al momento, per riuscire a realizzare il modello di presa in carico, è quella di «riuscire a coordinare e integrare i vari attori, secondo una direzione e un disegno coerente e condiviso, declinando per ognuno ruoli, responsabilità, competenze e attività, in modo complementare, così da evitare sovrapposizioni e doppioni, che costituirebbero uno spreco. È necessario altresì valorizzare di più e meglio le tante e nuove competenze sviluppate negli anni dai professionisti della salute al fine di garantire risposte più efficaci al bisogno di salute della popolazione». Ma come garantire questo coordinamento? «Al momento, sono tante le partite aperte che hanno un impatto sul disegno dell'assistenza territoriale, dall'attuazione dei nuovi Lea, a quella del Piano della Cronicità, dagli accordi nazionali per la medicina famiglia e per la pediatria nonostante la recente firma, al capitolo, molto importante, dell'infermiere di famiglia, alla farmacia dei servizi sino al fondamentale rinnovo della convenzione delle farmacie. Se le partite sono tante e riguardano i diversi ambiti dell'assistenza, è chiaro che gli interventi vanno coordinati e integrati secondo una visione e un disegno coerente e condiviso. Nel definire ruoli ed attività, credo che questi capitoli non debbano percorrere ognuno la sua strada, ma dovrebbero essere portati avanti in un dialogo e confronto reciproco, in maniera integrata. Ci auguriamo che a livello nazionale e regionale si voglia cogliere questa occasione».
In generale, per quanto riguarda l'attuazione del piano, «a un anno e mezzo di distanza qualcosa inizia a muoversi, in ordine sparso, ma è ancora decisamente troppo poco. Le Regioni, chiamate a recepire il Piano per dare attuazione ai contenuti nei rispettivi ambiti territoriali, stanno procedendo a rilento e a macchia di leopardo. Ad oggi, sono cinque le Amministrazioni che, con proprio atto, l'hanno recepito: Umbria, Puglia, Lazio (da pochi giorni), Emilia Romagna, Marche. Oltre a queste, il Piemonte ha un iter già avviato, anche se non ancora ultimato. La Toscana, nonostante il suo tradizionale impegno sul tema, non ha ancora varato una delibera di recepimento, ma conta una serie di altri interventi su varie aree della cronicità, mentre la Lombardia ha un suo "Piano Regionale della Cronicità e Fragilità", con vari provvedimenti attuativi, che però non è totalmente sovrapponibile a quello nazionale. La conseguenza di questa situazione è che si evidenziano ancora molte aree critiche nella gestione delle malattie croniche e non riesce a prendere il via quella presa in carico che mette il paziente al centro di un approccio multidisciplinare. Da parte nostra abbiamo avanzato al Ministero della Salute una proposta, che ha raccolto una certa disponibilità: abbiamo chiesto che il recepimento e l'attuazione del Piano da parte delle Regioni sia riconosciuto come vero e proprio "adempimento LEA" oggetto di verifica da parte del Comitato nazionale Lea e come indicatore da introdurre e verificare nel nuovo "Sistema nazionale di garanzia dei LEA", ancora non attivo. Far diventare il Piano oggetto di verifica da parte del Ministero nei confronti delle Regioni comporterà a sua volta una verifica sullo stato di implementazione del ruolo della farmacia così come previsto all'interno dello stesso Piano. Un grimaldello non indifferente per passare dalla previsione normativa all'agito, cioè attuare in pratica il cambiamento».