Innovativi e cronicità, dai medici di famiglia battaglia per portarli sul territorio

03/12/2017


«Liberazione dalla "galera" dei silos economici, dei piani terapeutici astrusi, del finanziamento privilegiato dell'elevata intensità di cure che lascia solo 'briciole' alle cure primarie». È con queste parole che Claudio Cricelli, presidente della Simg, la società scientifica della medicina generale, reclama che «tutti i cittadini colpiti da malattie croniche nel nostro Paese siano seguiti sul territorio» e che si aboliscano «le limitazioni nella prescrivibilità dei farmaci innovativi» da parte della medicina generale, con tutto quello che ne consegue sul fronte dell'assistenza primaria e farmaceutica del territorio. L'appello - o, meglio, l'invito a costruire una nuova medicina generale e una nuova primary care - arriva dal 34° Congresso della società scientifica che si è tenuto a Firenze, durante il quale è stata lanciata l'idea di un Manifesto per «un modello alternativo in cui la medicina generale si prepara ad accogliere prestazioni ora effettuate ad altissimo costo solo dalla medicina specialistica». Oggi, spiega Cricelli, «solo il 10% dei pazienti colpiti da malattie croniche è seguito dal medico di famiglia». «I pazienti oncologici» aggiunge Ovidio Brignoli, vicepresidente Simg «continuano a essere seguiti dallo specialista anche dopo i 5 anni dalla diagnosi, quando dovrebbero invece passare al territorio». Idem per «tutti i pazienti diabetici o con BPCO». Gli ostacoli alla presa in carico di questi pazienti sul territorio sono «burocratici e legislativi» e «sono rappresentati dai limiti imposti nella prescrizione dei farmaci innovativi ai Mmg, nonché dai cosiddetti silos economici, cioè dalla spesa farmaceutica fissata per legge e non per efficienza». Ma, continua Cricelli, «non possiamo continuare a subire queste limitazioni nella prescrivibilità dei farmaci innovativi perché l'uso corretto delle terapie determina una diminuzione della spesa in altri settori», «siamo l'unico comparto del Servizio Sanitario completamente controllabile sul piano dei costi». Il territorio poi è «il primo comparto del Servizio Sanitario in grado di recepire e adattarsi ai cambiamenti epidemiologici: percepiamo in tempo reale tutte le modificazioni delle malattie, dei bisogni e dello stato di salute dei cittadini e delle nuove popolazioni emergenti e abbiamo la straordinaria capacità di adattarci alle diversità territoriali del nostro Paese». Quindi, «i silos, che determinano l'allocazione dei fondi solo in base al valore economico dei singoli comparti, vanno eliminati e sostituiti da un sistema sanitario longitudinale in cui ogni comportamento determini un aumento di efficienza e di qualità con risparmio dei costi». Da qui la richiesta: «Chiediamo ad Aifa di concludere l'esperienza dei piani terapeutici compilati dagli specialisti che ci escludono dalla prescrizione delle terapie innovative e di consentire la prescrizione solo sulla base di criteri scientifici e di appropriatezza fondati sulle linee guida». Dalle «anacronistiche e illogiche limitazioni prescrittive basate sui titoli professionali, si deve passare alla rigorosa appropriatezza fondata su regole condivise e valide per tutti i professionisti, indipendentemente dal comparto di appartenenza».

In questa direzione, il Manifesto programmatico «è un'importante opera aperta, lasciata per ora in bianco. Lo affideremo» riprende la parola Brignoli «ai giovani medici e ai futuri camici bianchi, oltre che ai medici più anziani perché vi trasferiscano la loro eredità. Ci sarà un sito internet, un luogo condiviso nella Rete, nel quale ciascuno offrirà il proprio contributo». Con questo Manifesto, conclude Cricelli, «chiudiamo il primo ciclo della nostra storia e indichiamo la traccia per lo sviluppo della professione. Un futuro anti-corporativo, appartenente ad una visione propria di una disciplina moderna».