Leopardi: Centro Studi Federfarma sia strumento propositivo di evoluzione della categoria

10/07/2017


Delineare un modello di presa in carico dei pazienti e di integrazione della farmacia nei piani della cronicità, avviare indagini con un occhio anche alle esperienze estere, valorizzare il sistema delle cooperative, costruire una base di relazioni con il terzo pagante, istituire una scuola per formare la classe dirigente del sindacato. Queste alcune delle proposte di attività per i prossimi mesi del Centro Studi di Federfarma, che da quanto emerge dal Bilancio preventivo 2017 ha visto accrescere il finanziamento, proprio nella direzione di «promuovere indagini e analisi - effettuate con il supporto di esperti qualificati - utili a orientare le scelte politiche del sindacato». «Il potenziamento delle attività del Centro Studi» spiega Eugenio Leopardi, presidente Utifar, che abbiamo sentito in quanto delegato per il Centro Studi, «era già previsto nel programma elettorale e quello che emerge è l'interesse e la propensione all'ascolto da parte della presidenza di Federfarma, elemento importante per dare seguito alle attività che andremo via via a proporre».

Quali saranno i primi temi sul tavolo?
Sono appena stati nominati i componenti e ora proporrò a breve un incontro per iniziare a ripensare le attività. Tra le prime tematiche che vorrei portare al tavolo di discussione c'è l'elaborazione di un modello che delinei l'integrazione e l'inserimento in maniera autorevole della farmacia nei piani della cronicità. In Lombardia e in altre Regioni, come la Toscana, si stanno già definendo delle modalità di presa in carico da parte del territorio. Credo sia fondamentale studiare e ridefinire un ruolo della farmacia - che vada oltre la distribuzione dei farmaci - in termini di risposta ai bisogni di salute del territorio, a partire da analisi e da dati attendibili. Un secondo tema è valutare l'impatto per la nostra professione del terzo pagante, delle assicurazioni, che stanno entrando nel sistema salute. Parto dalla considerazione che la fetta di spesa privata, pagata direttamente dalle tasche dei cittadini, è sempre più ampia e vale oggi 43 miliardi di euro. Una base che è già di rilievo in termini di capacità negoziali. Il principio che ci dovrà muovere è quello di non aspettare che le cose accadano attorno a noi. Quando le proposte arrivano dall'esterno, non sono mai perfettamente calzanti, non riescono mai a tenere conto di tutte le problematiche in campo. Per questo, l'approccio su cui saranno improntati indagini, analisi, e attività in generale, è quello propositivo. Sono anni che si dice che il sistema farmacia sta cambiando. Ebbene, un nostro sforzo sarà quello di delineare contorni e direzioni possibili di tali evoluzioni, e soprattutto suggerire percorsi. Per fare questo occorrerà guardare anche a quello che succede intorno a noi.

All'estero?
Certo. Vorrei ricordare un pensiero che mio padre, Giacomo, ripeteva spesso, dopo ogni viaggio all'estero: proprio da un confronto con le esperienze negli altri paesi, la farmacia italiana, sosteneva, è la migliore. Ecco, vorrei capire se anche oggi si potrebbe dire la stessa cosa. Si tratta di valutare le esperienze presenti negli altri Paesi in tema di aderenza alla terapia, gestione dei cronici, attività assistenziali, ma anche dei rapporti con le assicurazioni. Ma c'è anche un'altra linea evolutiva a cui sto pensando.

Quale?
Vorrei proporre al Consiglio di presidenza di Federfarma l'istituzione di una scuola per dirigenti del sindacato. Fino a oggi, chi rappresenta la categoria agisce sotto una spinta di volontà e sacrificio personale. Manca una preparazione e una formazione specifica. Considerando i ruoli che i rappresentati della categoria assumono, dalle relazioni con politici, Istituzioni e stakeholder, alle negoziazioni con i sindacati dei lavoratori, alla comunicazione al pubblico, credo che l'importanza si giustifichi da sola. L'idea quindi è di fornire nozioni e competenze strutturate proprio per gestire al meglio queste situazioni, prevedendo anche una formazione legislativa e di comunicazione.

Con il Ddl concorrenza alle porte, la domanda è d'obbligo: qualche progetto rispetto al mondo delle cooperative? Pensa anche a potenziare il dialogo e il rapporto con Federfarma Servizi?
L'importanza delle cooperative e delle società di farmacisti è stata ribadita nel programma elettorale di Federfarma, che ha espresso la necessità di ricompattare la categoria attorno a queste esperienze e di rinsaldare il dialogo con la distribuzione intermedia. E, d'altra parte, le evoluzioni che si stanno delineando all'orizzonte ci spingono in questa direzione. Per altro, avviare studi e analisi insieme a Federfarma Servizi credo che possa essere senz'altro proficuo.

In termini di professione, l'Utifar, di cui lei è presidente, ha fatto molto. Non è un caso che la scelta per il Centro Studi sia caduta su di lei?
L'Utifar ha fatto e farà tanto per la nostra professione. Quali che siano le motivazioni della scelta, mi auguro di rispondere alla fiducia che è stata riposta su di me. Il lavoro da fare è tanto, ma credo che un Centro Studi come questo possa fare davvero molto per la professione e per il sindacato. E credo che l'interesse e l'appoggio mostrati da parte del Consiglio di Presidenza siano un elemento fondamentale di un nuovo percorso del nostro sindacato.

I NUOVI COMPONENTI DEL CENTRO STUDI:

Franco Caiazza (Potenza)

Michelangelo Galante (Rovigo)

Marco Nocentini Mungai (Firenze)

Vito Novielli (Bari)

Vincenzo Pietropaolo (Messina)