Svezia, dal monopolio alla liberalizzazione

11/10/2016


Niente tasse per i medicinali su prescrizione, monopolio di Stato sul fronte farmacie e oligopolio con bassi margini per la distribuzione intermedia, questi tre elementi chiave che caratterizzavano il mondo farmaceutico Svedese, unico nel suo genere, fino alla liberalizzazione delle farmacie avvenuta nel 2009. La Svezia, infatti, si distingueva da tutti gli altri Paesi aderenti all'Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) per la presenza sul territorio di un'unica catena di farmacie, la Apoteket, di proprietà dello Stato. Apoteket gestiva anche tutte le farmacie ospedaliere del Paese, oltre le territoriali. Nel 2009 vengono attuate le politiche liberali del centrodestra e lo Stato mette in vendita 615 delle 945 farmacie presenti sul territorio. Le restanti rimangono in parte proprietà dello Stato e circa 150 vengono riservate ai farmacisti indipendenti per evitare che le grandi catene dominino l'intero mercato, ma la nuova regolamentazione prevede anche la possibilità di aprire nuovi punti vendita del farmaco, che nel giro di pochi anni raddoppiano quasi. Il numero di farmacie di proprietà dei privati diviene così irrisorio nel nuovo scenario che vede come protagonisti i colossi del settore. Il panorama della distribuzione si ribalta totalmente. Sul fronte distribuzione all'ingrosso, prima del 2009, il mercato non poteva di certo definirsi concorrenziale, esisteva infatti una sorta di duopolio controllato da Tamro Distribution (Td) e Kronans Droghandel (Kd).

Insieme queste due aziende si ripartivano in maniera equa (50/50) tutto il mercato della distribuzione dei farmaci che non provenivano dal mercato parallelo. Tuttavia, Td e Kd in realtà non erano grossisti full-line. I due distributori intermedi non acquistavano i farmaci direttamente dal produttore per rivenderli alle farmacie perché le aziende produttrici vendevano direttamente al monopolio Apoteket. Td e Kd fungevano più da centri logistici per la fornitura di medicinali che da veri e propri grossisti: dai magazzini i farmaci venivano poi smistati alle farmacie presenti sul territorio nazionale. Vista la peculiare struttura del sistema distributivo i margini di Td e Kd erano molto bassi in confronto a quelli dei grossisti negli altri Paesi, tanto che il margine medio era tra i più bassi in Europa. Con la liberalizzazione la situazione per i distributori cambia radicalmente: se in una prima fase della liberalizzazione i fondi di investimento e le società finanziarie si erano velocemente buttati sul mercato per ricavare profitto in breve tempo, in un secondo momento il mercato è rimasto progressivamente in mano a quelle realtà che hanno interesse nel lungo periodo, proprio come i distributori. Anche il parallel trade vede un ribaltamento di scenario negli anni: prima che la Svezia entrasse a far parte dell'Unione Europea nel '95 il commercio parallelo di farmaci era proibito nel Paese, ma negli anni a seguire ha assunto graduale importanza, tanto che oggi il mercato del parallel trade in Svezia è tra i primi 4 più vasti in Europa insieme a Olanda, Regno Unito e Danimarca.