Servizi cognitivi, risultati dimostrati da farmacie Europee siano spinta per decisori italiani

03/12/2018


In Europa ci sono molti esempi di coinvolgimento delle farmacie nei servizi cognitivi, in diversi Paesi. Esperienze che, in certi casi, proprio in nome dei vantaggi per la popolazione e dei risparmi per le casse pubbliche che determinano, vengono remunerate e incentivate dai Governi. Ma se in questi Paesi il ruolo della farmacia è dimostrato, l'augurio è che tali iniziative possano servire da esempio anche per i decisori politici del nostro Paese. È questa la riflessione avanzata da Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, all'indomani dell'ultimo incontro prima della chiusura dell'anno di Secof, l'organismo di rappresentanza europea dei distributori intermedi del farmaco di esclusiva proprietà di farmacisti, a cui ha partecipato, in qualità di Segretario di Federfarma.Co, come rappresentante dell'Italia. «Un incontro come sempre proficuo» spiega. «La riflessione è stata focalizzata sui principali servizi cognitivi erogati dalle farmacie in Europa. A essere messi sotto la lente, partendo dalle esperienze concrete, le politiche atte a favorire la diffusione di queste pratiche nella farmacia, le diverse modalità di remunerazione ed organizzazione, il diverso grado di coinvolgimento dei farmacisti. Ne viene fuori un quadro variegato, con Paesi che hanno progetti consolidati, come il Regno Unito, o che si stanno affacciando. Ma quella che abbiamo colto è la tendenza dei Governi, laddove i benefici per la parte pubblica sono chiari, a prevedere forme di incentivazione».

Un aspetto importante che è emerso riguarda anche la relazione tra il successo di tali iniziative e il grado di digitalizzazione della sanità: «Maggiore è il livello di digitalizzazione, migliori sono i risultati, in particolare in quei Paesi che sono stati in grado di attivare appieno le potenzialità del dossier farmaceutico, dando libero accesso alla categoria dei farmacisti. Quando il farmacista ha modo di intervenire nella lettura e nella compilazione del Dossier, alla pari degli altri professionisti sanitari, si riesce davvero a mettere in piedi quella rete multiprofessionale alla base della territorializzazione delle cure e della presa in carico del paziente. La farmacia, in questo modo, proprio grazie all'integrazione con medici e pediatri di famiglia, specialisti ambulatoriali ed ospedalieri, infermieri, operatori socio-sanitari, diventa un vero presidio sul territorio».

Argomenti su cui «anche nel nostro Paese andranno avviate riflessioni, anche, laddove necessario, superando alcune resistenze che possono esserci da parte di alcune figure professionali». D'altra parte, «la bontà del coinvolgimento del farmacista è ormai dimostrata dalle esperienze concrete di diversi Paesi e questo è un patrimonio che non si può far finta che non esista».