I dati, incombenze o opportunità? Dall'Europa l'altra faccia della questione

27/05/2018


È in vigore da pochi giorni il regolamento europeo sulla privacy, ma accanto alle preoccupazioni per il nuovo profilo di responsabilità, da più parti è stato sottolineato come i dati e il loro trattamento possano rappresentare un elemento di crescita e di vantaggio competitivo. Tra questi, anche il presidente del Garante sulla privacy, Antonello Soro, che, in una intervista a Italia Oggi di settimana scorsa, ha rimarcato come «l'adeguamento al Regolamento si rivelerà una straordinaria opportunità, per consentire ad aziende e amministrazioni di stare al passo con l'innovazione e le nuove sfide di un'economia fondata sui dati, nonché per investire sulla protezione dati quale risorsa reputazionale essenziale e fattore di vantaggio competitivo».

Il tema è da tempo al centro della riflessione Europea. «La disciplina europea» continua Soro, alla base del regolamento Ue, «che mira a rafforzare "il clima di fiducia che consentirà lo sviluppo dell'economia digitale" nel mercato interno, coniuga la protezione dati con istanze di semplificazione». E, proprio a questo proposito, vale la pena ricordare la comunicazione della Commissione europea "Costruire un'economia europea dei dati": un documento quanto mai attuale, nonostante sia dell'anno scorso (10 gennaio 2017), che legge il dato dal punto di vista dell'opportunità per l'impresa. Ne riportiamo alcuni contenuti.

Ottimizzazione e predizione
«I dati sono diventati una risorsa essenziale per la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e il progresso sociale. L'analisi dei dati facilita l'ottimizzazione di processi e decisioni, l'innovazione e la predizione di eventi futuri. È una tendenza mondiale che presenta potenzialità enormi in vari campi: sanità, sicurezza alimentare, clima, uso efficiente delle risorse, energia, sistemi di trasporto intelligenti e città intelligenti».

Quanto vale l'economia dei dati?
D'altra parte, «il valore dell'economia dei dati nell'Ue è stato stimato a 257 miliardi di euro nel 2014, pari all'1,85% del Pil dell'Ue, passati a 272 miliardi di euro nel 2015, ossia all'1,87% del Pil dell'Ue (per un incremento annuo del 5,6%). La stessa stima prevede che, istituendo per tempo un assetto programmatico e giuridico per l'economia dei dati, il suo valore potrà raggiungere i 643 miliardi di euro nel 2020, pari al 3,17% del Pil complessivo dell'Ue». Ma per «costruire l'economia dei dati, l'Ue necessita di un assetto programmatico che consenta di utilizzare i dati in tutta la catena di valore per fini scientifici, sociali e industriali».

Per il Gdpr le aziende europee e straniere sono uguali
Da qui alcune riflessioni: «A norma del Regolamento generale sulla protezione dei dati (RGPD), a partire dal maggio 2018 un unico insieme paneuropeo di norme sostituirà le attuali 28 normative nazionali». E «grazie al nuovo meccanismo di sportello unico», «sarà garantita la coerenza nell'interpretazione delle nuove norme», con anche «una condizioni di parità fra le imprese europee e straniere».

La fiducia del consumatore
Ma l'attenzione è posta anche al fatto che «un maggiore livello di fiducia dei consumatori andrà a beneficio sia dell'UE, sia degli operatori commerciali esterni» e in questo «una normativa rigorosa sulla protezione dei dati crea il clima necessario per lo sviluppo dell'economia digitale in tutti i settori del mercato interno». Inoltre, «la Commissione ha concluso che la mancanza di un contesto giuridico adatto agli scambi di dati nell'Ue può limitare l'accesso ai grandi insiemi di dati, eventualmente ostacolare l'ingresso di nuovi operatori sul mercato e frenare l'innovazione».

Accesso ai dati
Iniziano «solo ora a emergere sia l'enorme diversità delle fonti e dei tipi di dati, sia la ricchezza di possibilità di sfruttamento di quei dati in tutta una serie di settori, anche per l'elaborazione di politiche pubbliche. Per trarre vantaggio da tali opportunità, i soggetti attivi pubblici e privati del mercato dei dati devono poter accedere a insiemi di dati vasti e diversificati».
Per questo, «come annunciato nella strategia per il mercato unico digitale, la Commissione mira a creare un quadro programmatico e giuridico chiaro e specifico per l'economia dei dati, eliminando gli ostacoli rimanenti alla circolazione dei dati e affrontando le incertezze giuridiche create dalle nuove tecnologie dei dati. Altri obiettivi cui ambisce la presente comunicazione sono l'aumento della disponibilità e dell'utilizzo dei dati, la promozione di nuovi modelli di impresa nel settore dei dati, il miglioramento delle condizioni di accesso ai dati e lo sviluppo dell'analisi dei dati nell'Ue».