Test di proporzionalità, in nuova formulazione Direttiva più salvaguardia della tutela della salute

23/04/2018


Riconoscimento della natura particolare delle professioni sanitarie e l'assicurazione di un adeguato margine di discrezionalità per gli Stati Membri, così da garantire, nei processi di modifica o di stesura di nuove regolamentazione riguardanti le professioni, il maggior livello possibile di tutela della salute. È questa la novità che riguarda la discussione sulla Proposta di "Direttiva relativa a un test di proporzionalità prima dell'adozione di una nuova regolamentazione delle professioni". A darne notizia una nota congiunta delle rappresentanze a livello europeo di farmacisti, medici e odontoiatri, il Pharmaceutical Group of the European Union (PGEU), il Consiglio europeo dei dentisti (CED) e lo Standing Committee of European Doctors (CPME). La proposta di direttiva, che era stata varata a gennaio dell'anno scorso dalla Commissione Europea, mira a introdurre, per tutte le professioni regolamentate, il "test di proporzionalità", vale a dire l'obbligo di verificare che le normative nazionali (future) non abbiamo regole troppo vincolistiche, «non limitino l'accesso alle professioni e non creino oneri ingiustificati nel mercato interno».

Come più volte sottolineato dal Pgeu, si applicherà, tra gli altri, a medici, farmacisti, dentisti, veterinari, infermieri, fisioterapisti, ostetriche e potrebbe avere impatti anche sul sistema delle farmacie, a partire dalla pianta organica. A differenza della direttiva Bolkestein del 2004, la Proposta non mette in discussione le disposizioni vigenti, ma impone di verificare le nuove regolamentazioni delle professioni, secondo il criterio della proporzionalità, con la conseguenza che gli Stati membri dovranno giustificare ogni nuova disposizione nazionale che limiti l'accesso alla professione o il suo esercizio, valutando se sia necessaria e idonea a garantire il conseguimento dello scopo perseguito e non vada oltre quanto necessario per il raggiungimento di tale scopo (non sia cioè sproporzionata). Sulla proposta di direttiva, fin da quando è stata presentata, si sono opposte le rappresentanze del mondo della salute, che hanno creato un fronte unitario, per fare in modo che le professioni sanitarie venissero escluse dalla necessità del test. E ora le organizzazioni di farmacisti, dentisti e medici accolgono positivamente «il compromesso raggiunto nel confronto sulla Proposta, in quanto rappresenta, rispetto alla prima formulazione della Commissione, un miglior punto di equilibrio tra la esigenza di tutela della salute e gli obiettivi economici. Anche se non sono state totalmente recepite le nostre preoccupazioni, il testo finale riconosce la natura speciale delle professioni sanitarie e assicura un sufficiente margine di discrezionalità agli Stati membri nelle regolamentazioni sulle professioni».

«Gli Stati Membri» è il commento Jesuìs Aguilar Santamariìa, president Pgeu, «devono poter assicurare accesso a cure di alta qualità e ai farmaci per rispondere alle esigenze relative alla salute pubblica in base alle differenti realtà demografiche, geografiche e culturali. Crediamo che questo compromesso permetterà agli Stati di continuare ad assicurare la tutela della salute pubblica». «Ben venga» aggiunge Marco Landi, presidente Ced «la decisione di lasciare all'impegno degli Stati membri la necessità di assicurare un alto livello di tutela della salute quando si tratta di regolamentare le professioni della sanità. Come abbiamo più volte sottolineato, quando si tratta di salute del paziente, le preoccupazioni di carattere economiche devono passare in secondo piano». «Questo risultato» conclude Jacques de Haller, presidente CPME, «è una chiara conferma che gli Stati possono continuare a mettere la salute dei pazienti al primo posto. Ora ci aspettiamo che i Governi trovino un approccio alla materia tale da realizzare la discrezionalità che la direttiva garantisce. Le professioni sanitarie continueranno a monitorare l'attuazione e i processi relativi».