Dpc, Scudeletti: occasione per migliorare il servizio ma procedure da uniformare

25/10/2022


La Distribuzione per conto mostra volumi e valori in crescita e - in modo particolare in esperienze come la distribuzione del Paxlovid - si rivela essere una modalità fondamentale per garantire accessibilità, tempestività e sicurezza al cittadino. Il modello presenta, però, una eccessiva variabilità regionale, non solo in relazione al tipo di farmaci o dispositivi coinvolti, ai quantitativi movimentati o agli schemi remunerativi, ma soprattutto in termini di operatività. A fare il punto è Chiara Scudeletti, direttore Affari regolatori e Dpc di Unico e delegata regionale per Federfarma Servizi in Lombardia, Emilia-Romagna, Bolzano, Trento, Puglia, Trentino-Alto Adige, Umbria e Veneto, che sottolinea il ruolo della distribuzione intermedia per il buon funzionamento del servizio e auspica «una omogeneizzazione delle procedure a livello nazionale».

«La Distribuzione per conto mostra continui segnali di crescita, sia in termini di volumi sia di valori», ha spiegato Scudeletti nel convegno "Dpc in farmacia: il ruolo della distribuzione intermedia" organizzato da Federfarma Servizi all'interno di FarmacistaPiù, «e le previsioni, secondo le ultime stime, sono di un ulteriore incremento. I prodotti distribuiti con questa modalità comprendono diverse tipologie: oltre a farmaci, tra cui vaccini antinfluenzali, ed a presidi per diabetici, con il periodo pandemico abbiamo visto veicolare con questa modalità anche dispositivi, vaccini anti Covid e il Paxlovid. Proprio questo farmaco - con la necessità di essere assunto tempestivamente dopo la diagnosi di Covid-19 - ha messo in rilievo il grande valore della Dpc, che, grazie alla rete delle farmacie e al lavoro della distribuzione intermedia, è stata in grado di offrire un'assistenza prossima al cittadino, immediata e sicura. Il valore della Distribuzione per conto è ormai riconosciuto, con vantaggi, rispetto anche alla "diretta", che sono di carattere sociale, assistenziale, amministrativo, economico e sanitario. A fronte di questa consapevolezza, il nostro auspicio è che venga potenziata».

C'è, però, una riflessione da fare: «Come più volte sottolineato è presente una grande variabilità da Regione a Regione dei modelli applicati. Il numero di referenze gestite, per fare un esempio, varia dalle circa 350 della Lombardia alle 950 della Toscana, così come il prezzo medio passa dai 37 euro della Emilia-Romagna ai 75 del Lazio». Ma anche a livello operativo ci sono grandi differenze: «Ogni accordo regionale prevede specifiche indicazioni in relazione agli spazi dedicati, alla gestione delle scadenze, dei resi, dello smaltimento degli invenduti e così via. E spesso, peraltro, ci sono accordi diversi per ogni tipologia di prodotto, dal farmaco all'integrativa, ai vaccini e così via, con una moltiplicazione delle procedure». Non solo: «I distributori intermedi sono sempre più realtà trans-regionali ma si ritrovano a dover gestire lo stesso prodotto in modalità differenti, a seconda della Regione e talvolta della Asl».
A fronte di questa complessità, «non possiamo che ribadire la necessità di una maggiore uniformazione delle procedure». Anche perché «non bisogna dimenticare che la Dpc è anche un mezzo attraverso cui si realizza la farmacia dei servizi. Le attività e il lavoro della distribuzione intermedia in questo ambito, come si vede, sono enormi. Nel futuro, con lo spostamento del baricentro dell'assistenza verso il territorio, possiamo davvero contribuire a rendere un servizio migliore al cittadino. Siamo pronti ad accompagnare le farmacie nel processo di evoluzione, che sta investendo anche le nostre aziende, sempre più erogatrici di servizi. Ma per poter essere davvero incisivi, occorre davvero mettere la distribuzione intermedia in condizioni di sostenibilità».