Gare farmaci ospedale a rischio oligopolio, Cantone: sì a tavolo e linee guida

08/11/2016


Aste deserte o semi deserte: questo è ciò che accade sempre più spesso nelle gare di appalto per i farmaci ospedalieri a causa della forte competizione delle imprese basata solo sul ribasso dei prezzi. Se tra il 2010 e il 2014 la percentuale di lotti deserti sul totale di quelli lotti banditi ha oscillato dal 22% al 17%, nel 2015 non ha partecipato nessuna impresa a più di un bando su 4 (27%). Questo ciò che evidenziano i dati del secondo rapporto Nomisma, commissionato da Assogenerici, relativo a un data-set creato in collaborazione con Ihs (Information hospital service) e presentato in occasione dell'Assemblea generale di Assogenerici 2016. Tra le iniziative proposte al fine di porre rimedio al problema e presentate dall'analista economico di Nomisma Federico Fontolan c'è quella di «integrare all'interno del sistema delle gare ospedaliere alcuni elementi di valutazione qualitativi come ad esempio la disponibilità di device, di alcuni dosaggi o l'affidabilità del fornitore, mantenendo sempre dei meccanismi di gara economicamente vantaggiosi; si potrebbe, inoltre, agire sui capitolati con almeno due clausole che rendono più facile l'operatività delle imprese: la prima è una clausola di rinegoziazione pura, ovvero riaprire la procedura concorrenziale nel momento in cui c'è una scadenza brevettuale.

Questo non sempre avviene, spesso alla scadenza brevettuale si chiede all'originator di fornire il farmaco a un prezzo più basso; potrebbe poi essere inserita una clausola di quantitativi minimi di ordini, questo per le imprese vorrebbe dire non essere costretti a inseguire le singole richieste di fornitura, spesso anche molto piccole, delle singole aziende sanitarie, ma spingere le aziende ad accumulare le loro richieste». Un eccesso di pressione al ribasso sui prezzi comporta due rischi principali «da un lato che la partecipazione alle gare si riduca talmente tanto da creare oligopoli o monopoli, con conseguente perdita dell'effetto competizione sul prezzo; dall'altro c'è il rischio di fornitura perché in caso di rottura di stock viene a mancare chi può garantirla sostituendo il competitor e in alcuni casi si assiste addirittura alla scomparsa del prodotto dal mercato - spiega Fontolan - C'è poi un rischio di frammentazione delle procedure di acquisto: è vero che il processo di accentramento delle stazioni appaltanti regionali può avere effetti positivi in questo senso, ma allo stesso modo può averne di negativi quando in alcuni casi, ad esempio quando i lotti rimangono deserti, le singole aziende sanitarie fanno delle Rdo specifiche per singola azienda sanitaria per cui si viene a creare un sistema di frammentazione della domanda, infine c'è il tema dei meccanismo di capitolato e di farraginosità del sistema burocratico amministrativo, oltre che la questione del payback che per molte aziende risulta insostenibile». A manifestare vivo interesse per le proposte è il presidente dell'Anac Raffaele Cantone, secondo il quale «sono una buona base di partenza per aprire un tavolo di confronto con tutti gli stakeholders sulla questione del prezzo dei farmaci, col fine che di trovare una serie di indicazioni precise che potranno essere utilizzate nei bandi. L'impegno dell'Anac è quello di lavorare su linee guida di settore ad hoc specifiche per le stazioni appaltanti per l'acquisto dei farmaci».