Parallel trade, Europa riconosce interesse pubblico. Pennacchio: grazie a percorso avviato in Italia

27/05/2018


Sul parallel trade l'Europa ha preso la stessa direzione in cui sta andando l'Italia ormai da diverso tempo e questo anche grazie all'impegno che tutto il settore ha dedicato al tema. Pur riconoscendo i principi di matrice europea del libero mercato e libera circolazione di merci, la salute e, di conseguenza, il farmaco vengono riconosciuti come una istanza primaria. È questo il commento di Roberto Pennacchio, vice presidente di Federfarma Servizi, alla notizia della decisione della Commissione europea di chiudere le procedure di infrazione contro Polonia, Romania e Slovacchia per aver attuato politiche volte a limitare il commercio parallelo di medicinali per uso umano.

«Le importazioni ed esportazioni parallele di farmaci sono una forma legale di commercio all'interno di un mercato unico, ma è facoltà degli Stati membri porre un limite quando le misure siano "giustificate, ragionevoli e proporzionate per garantire un legittimo interesse pubblico" come la fornitura adeguata e continua di prodotti farmaceutici alla popolazione» è quanto ha scritto la Commissione. D'altra parte, continua, quello della carenza di farmaci, di cui «il commercio parallelo» rappresenta una delle ragioni, «è un problema serio e in crescita che si è verificato negli ultimi anni in diversi Stati membri e può incidere gravemente sul trattamento dei pazienti. Conciliare il rispetto della libera circolazione delle merci con il diritto di accesso all'assistenza sanitaria ai pazienti è un'ottima azione di bilanciamento». Auspicio della Commissione è di avviare un «dialogo strutturato comprendente tutte le parti interessate in tempi rapidi». Da qui l'«impegno al sostegno degli sforzi degli Stati membri per garantire ai cittadini l'accesso tempestivo all'assistenza sanitaria preventiva e curativa». Per andare in questa direzione verranno raccolte «maggiori informazioni dagli Stati membri e dalle altre parti interessate per discutere l'attuazione dell'obbligo di servizio pubblico e le restrizioni all'esportazione nell'ambito del gruppo di lavoro della Commission working group on pharmaceuticals (Human pharmaceutical committee)». Un pronunciamento, questo, che è stato accolto con favore anche dall'Aifa, che ha ricordato il documento condiviso nel 2106 dalle principali associazioni di settore, con l'obiettivo di arginare il fenomeno delle carenze e delle distorsioni del mercato.

«Il problema» dichiara Domenico Di Giorgio, direttore dell'Ufficio farmacovigilanza e anticontraffazione dell'Aifa, «sono le distorsioni del mercato parallelo ed è su quelle che si è intervenuti, con il risultato che oggi il fenomeno si presenta meno critico. Con questa pronuncia è evidente che l'Europa va nella stessa direzione in cui l'Itala sta andando da circa un anno e mezzo. Una strada che abbiamo intrapreso anche grazie a un lavoro di collaborazione che vede tutta la filiera del farmaco e le istituzioni agire per mettere il paziente al primo posto, garantendo sempre la disponibilità della terapia sul territorio». «Accogliamo con piacere», commenta Pennacchio, «la posizione della Commissione europea. Le carenze di farmaci rappresentano un problema per l'assistenza sanitaria e questo principio è ben chiaro alle istituzioni, e non a caso nella nostra normativa hanno trovato posto interventi in questa direzione. Ma la priorità del servizio rispetto a logiche di mercato è un concetto perseguito con impegno dai farmacisti e dalle nostre aziende e cooperative di farmacisti. Anche come rappresentanza sindacale ci siamo fin da subito mossi perché questo principio venisse riconosciuto e in questa direzione ci siamo attivati anche verso le nostre associate con comunicazioni e attività di sensibilizzazione».