Generici, imprese lamentano calo marginalità e incertezze normative. Appello per aggregarsi

15/01/2018


Eccessiva pressione sui prezzi, tra i più bassi d'Europa (64,7%) e competizione dei produttori extra-europei (47,1%). Sono queste le principali preoccupazioni nel vissuto delle imprese dei generici che emergono dal questionario che ha accompagnato lo screening delle aziende produttive contenuto nel Terzo Rapporto sul sistema dei farmaci generici realizzato da Nomisma per Assogenerici e presentato al ministero dello Sviluppo Economico a dicembre. Mentre, in generale, a essere messo in luce è un mercato dei farmaci generici in Italia che è schiacciato da costi di produzione troppo elevati e dalle incertezze regolatorie. Lo studio, oltre a prendere in esame le 446 imprese che compongono il settore farmaceutico italiano e le 165 officine di produzione autorizzate dall'Aifa, core produttivo del settore, accende i riflettori sui dati emersi da uno screening, di oltre un anno, sui siti produttivi, sulla base di un campione di 21 imprese produttrici di generici. A emergere, in generale, secondo il coordinatore del gruppo di lavoro Nomisma, Federico Fontolan, è che "tra il 2010 e il 2015 ricavi e costi di produzione sono aumentati entrambi sensibilmente (+56% e +63% rispettivamente), sono raddoppiati gli investimenti (+105%), ma la marginalità è rimasta al palo. Di fatto i costi sono aumentati più dei ricavi, in un contesto in cui le imprese non hanno strategie di riduzione dei costi percorribili. Nel quinquennio in esame infatti il costo delle materie prime è aumentato del 92%, arrivando a pesare il 47% di tutti i costi di produzione, e sono di pari passo aumentati in modo rilevante gli investimenti che qualche azienda definisce "vincolati", necessari a mantenere un'elevata competitività e a far fronte alle stringenti norme che regolamento il settore pharma a livello europeo", con particolare riferimento «ai controlli qualità su prodotti e processi e agli adeguamenti legati alla Data Integrity e alla Direttiva europea Anticontraffazione». In questo quadro, «preoccupazioni economiche aggiuntive derivano dall'attuazione delle indicazioni europee sulla raccolta e conservazione dati della filiera aziendale (data integrity) e sull'adozione dell'identificativo univoco comunitario e del sistema di prevenzione di manomissioni: secondo l'analisi di Nomisma, le due operazioni peseranno sui conti delle 21 aziende oggetto di screening per una cifra complessiva superiore ai 43 milioni di euro, pari al 7% dei loro ricavi annuali e al 97% del loro Margine operativo lordo. Come dire che in un anno solo si ritroverebbero con le marginalità ridotte a zero».

PROSPETTIVE DI POLICY
Dallo studio emergono suggerimenti e piani d'azione: "Ci stiamo battendo» fa il punto il presidente di Assogenerici, Enrique Häusermann, «perché l'Europa adotti al più presto il SPC manufacturing waiver, la deroga che darebbe la possibilità ai produttori europei di produrre in Europa, anche in vigenza di brevetto, con lo scopo di esportare verso i paesi a diversa scadenza brevettuale. Questa possibilità consoliderebbe il tessuto produttivo europeo consentendo alle industrie dell'UE di competere con le aziende extra-europee nei mercati a diversa protezione brevettuale". Evidenziata anche la necessità di essere pronti a cogliere lo sviluppo delle nuove filiere che si stanno aprendo, come quella dei biosimilari: "Siamo consapevoli del fatto che questo settore sarà cruciale per l'industria nei prossimi decenni - ha concluso Häusermann - ed è per questo che abbiamo fortemente voluto la nascita dell'Italian Biosimilar Group (IBG) all'interno di Assogenerici". E tra gli altri punti ci sono il «potenziamento delle misure che regolano il patent box, avvicinando la tassazione complessiva ai livelli dei Paesi più competitivi, la rimozione dei limiti che tolgono appetibilità al credito di imposta per la R&S, un piano di defiscalizzazione o di incentivi alle imprese medio- piccole per l'acquisto di macchinari, fondi dedicati per supportare l'innovazione dei processi industriali e l'efficienza produttiva delle imprese». Ma da Häusermann parte anche un appello, rivolto alle aziende, di "affrontare la questione dimensionale anche a livello nazionale, anche attraverso un sistema di incentivazione all'aggregazione. La trasformazione in atto nel settore richiederà una visione d'impresa sempre più globale e strategica. E la attuale fase di crescita sostenuta non va vista come un punto d'arrivo ma come premessa a nuove opportunità per le imprese più dinamiche".