Mirone: su necessità aggregazione c'è consapevolezza. Ora serve accelerazione

09/05/2017


Nel settore delle cooperative del sistema farmaceutico è in corso un fenomeno di aggregazione, che spesso è stato soprattutto di salvataggio. Con i cambiamenti che si prospettano, occorre ora dare nuova linfa al processo in atto, rendendolo anche più funzionale a potenziare la farmacia e a cogliere opportunità professionali che altrimenti non si riuscirebbe a sfruttare. Ma per fare questo è necessaria una logica più partecipativa. Sono questi alcuni temi di riflessione lanciati dal convengo "Autonomia imprenditoriale e sistema evoluto di rete" organizzato da Federfarma Servizi sabato nell'ambito di Cosmofarma, che si è chiuso domenica a Bologna. «La nostra» è stata la riflessione di Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi «credo che sia l'unica professione che verrà interessata dall'ingresso del capitale in cui al professionista non viene lasciato un ruolo preponderante nello svolgimento della propria attività ma viene data la possibilità della proprietà del 100% della farmacia a soggetti non farmacisti e, di certo, quello che viene identificato come un tetto - il 20% di proprietà massima per Regione da parte delle società di capitale - tetto non è, sotto nessun punto di vista. In questo scenario, credo sia opportuno costruirci noi stessi un tetto, che sia solido e concreto. Il Ddl Concorrenza - sta emergendo - potrebbe subire ulteriori rallentamenti, ma non è questo il punto. Bisogna, in ogni caso, mettere in campo iniziative concrete e agire insieme e, devo dire, nel nostro settore c'è una consapevolezza che non immaginavo e che mi ha fatto piacere riscontrare in molti soggetti. In questa direzione, noi cooperative e società di farmacisti, ma anche come Associazione di rappresentanza, abbiamo il dovere e la responsabilità di costruire un modello che possa essere di autonomia e indipendenza per il futuro della farmacia, anche in presenza di catene di proprietà. Sarà poi compito delle farmacie seguire le strade più idonee proprio per realizzare questo obiettivo». Ora, «ritengo sia utile sfruttare al meglio il tempo che ci resta per organizzarci e attrezzarci rispetto a quelli che saranno gli ineluttabili cambiamenti che questo mercato avrà. Certamente, le società di farmacisti da tempo hanno capito l'importanza dell'aggregazione. Credo che ora sia arrivato il momento di riconoscere questo valore anche al di fuori delle nostre società. Già oggi ci sono, nel nostro mondo, eccellenze, ma ci sono esperienze e spunti interessanti che arrivano un po' da parte di tutti. Sono tutte conoscenze e competenze che vanno messe a frutto, sistematizzate, condivise. Per avviare un'evoluzione che va fatta insieme».
Rispetto all'aggregazione, «quello che riscontro» è intervenuta anche Annarosa Racca, presidente di Federfarma, «è che molti colleghi sono disorientati e quello che fino ad ora è mancato è una bussola. Possiamo sottolineare ai colleghi la necessità di aggregarsi, ma quando si tratta di fare una scelta concreta credo sia opportuno fornire anche strumenti, un supporto perché non si cada in certe reti di cui abbiamo visto gli esiti. Quello di cui c'è bisogno allora è un orientamento e noi, insieme, Federfarma e Federfarma Servizi, abbiamo gli strumenti per aiutare i colleghi. Come Federfarma, abbiamo appena presentato il brand della farmacia dei servizi e in questa direzione penso, per esempio, a una sorta di certificazione di garanzia delle reti, che venga da Federfarma e Federfarma Servizi. Credo possa essere quel passo in più, quella spinta per i colleghi, e potrebbe essere un lavoro da portare avanti insieme nei prossimi anni». «Una proposta concreta» aggiunge Mirone «che va nella direzione di fornire una rotta e un punto cardinale certificato tra le due associazioni, che insieme vogliono la farmacia libera a indipendente».
Tante le riflessioni che si sono succedute e da Marcello Tarabusi, studio Guandalini, è stato sottolineato che «nel settore delle cooperative è in corso un processo di aggregazione, che fino ad oggi è stato soprattutto, per così dire, di salvataggio. Adesso è il momento di avviare un processo di aggregazione convinta, che sia funzionale a potenziare la farmacia e a cogliere opportunità che altrimenti non si riuscirebbe a sfruttare. Le idee nel mondo della cooperazione sono chiarissime, ma la realizzazione passa per un consenso diffuso che è complesso da costruire, soprattutto in un mondo che ancora sconta alcuni campanilismi. In questo momento storico, Federfarma Servizi ha la capacità di promuovere un cambiamento, un'evoluzione, e sicuramente la strada sarà difficile e faticosa ma con la convinzione arriveranno i risultati». Un problema, continua, «rispetto a un progetto di rete evoluta, se confrontiamo il nostro mondo con altre realtà del Retail, è che, pur guardando alle nostre eccellenze, quelli che a noi sembrano obiettivi raggiunti sono in realtà il seme di una pianta che ancora deve germogliare. La difficoltà ora sta nel riuscire a farla crescere e anche velocemente». Per questo, aggiunge Giovanni Trombetta, «occorre guardare i modelli non solo della distribuzione intermedia del farmaco ma soprattutto del largo consumo. Da qui possono arrivare spunti interessanti che vanno valutati con attenzione, ma anche vere e proprie risorse che il mondo della cooperazione, in senso lato, è in grado di mettere a disposizione in questo momento. Per il resto, credo sia necessario decidere se vivere intimamente la realtà cooperativistica o aprirsi a una logica partecipativa. In generale, l'evoluzione può essere solo guidata centralmente e, a mio parere, deve essere partecipata da tutti i gruppi oggi aderenti a Federfarma Servizi, che comunque evolverà insieme al resto del settore: mentre fino a poco fa c'era uno scenario di tante piccole realtà distributive, oggi c'è una forte concentrazione. In questo contesto è più difficile essere una rappresentanza di grandi partner e certamente questo implicherà valorizzare maggiormente il ruolo di indirizzo politico rispetto a quello più tecnico». C'è infine un ultimo punto conclude Tarabusi, «si pensa che le reti virtuali siano un'alternativa al capitale. In realtà anche dietro a una rete virtuale c'è una grande quantità di investimento di capitale. È per questo che parliamo insistentemente della necessità di reperire risorse. La distribuzione intermedia, come modello di business della logistica, in Italia ha margini più contenuti rispetto ad altre realtà: le risorse ci sono, ma probabilmente ci sono anche al di fuori del sistema farmaceutico, e magari proprio all'interno del sistema cooperativo».