Farmacie a rischio fallimento? Meno delle 3 mila di cui si parla

20/12/2016


Negli ultimi tempi stanno crescendo i confronti circa lo stato di salute delle farmacie italiane anche alla luce, in chiave prospettica, della cosiddetta "entrata dei capitali". In altre parole si vorrebbe quantificare l'effettivo rischio sistemico delle farmacie in crisi. Sembra essersi scatenata un'asta dove "il battitore" che incrementa il numero delle aziende in difficoltà, assume maggiore considerazione rispetto al precedente, quasi ad individuare in un catastrofismo cosmico la ricetta per compiangersi ed attirare, peraltro nel modo sbagliato, le attenzioni degli altri attori della filiera.

In chiave assolutamente partecipativa e rispettoso delle opinioni altrui, sento di dover prendere le distanze dal metodo e dal merito con cui si perseguono tali risultati. Per quanto concerne il metodo manca un univoco punto di partenza. Cosa intendiamo per farmacia in crisi? Si tratta di una farmacia che non remunera più adeguatamente l'imprenditore come in passato? Una farmacia che non consente più di utilizzare il cassetto come un bancomat ovvero, ancora, che presenta un affanno finanziario ed eventualmente di quale tipo? La risposta non serve per definire sottigliezze terminologiche o differenziazioni teoriche, bensì per avere un punto di partenza, come detto uniforme, che consenta a tutti di esprimere il proprio parere, ma soprattutto che permetta di organizzare tutti gli attori della filiera in chiave sinergica e concretamente fattiva, modulandone il proprio intervento, passando quindi dalle parole ai fatti concreti.

Riguardo al merito, a mio avviso, si possono considerare aziende in grave crisi quelle che: a) non sono in grado di far fronte ai propri impegni finanziari, b) quelle che si prevede non lo saranno in un ragionevole lasso di tempo se non intervengono elementi correttivi nella gestione e nella struttura patrimoniale della Farmacia c) quelle che pur in grado di mantenere gli impegni non riescono a diminuire la propria debitoria perché divenuta troppo elevata, con la conseguenza che il fardello degli oneri finanziari mortifica il rischio di impresa, sottoponendo il Farmacista ad una vera e propria "agonia finanziaria". Corre, corre, corre per rimanere sempre nella stessa posizione di prima e questo in un contesto, come quello attuale, di "tassi bassi". Figuriamoci cosa accadrebbe se i tassi tornassero a salire.

Se più o meno concettualmente ci ritroviamo in questi macro cluster, allora posso affermare che la numerosità delle Farmacie in difficoltà di cui si parla negli ultimi tempi ci può stare, ma quelle che si trovano in effettiva situazione di "pre default" è lontana dalle oltre 3.000 di cui si parla, molto lontana quindi dai numeri che negli ultimi tempi girano con un "crescendo Wagneriano". La numerosità è quindi notevolmente inferiore alle oltre 3.000 farmacie per un semplice motivo che non è demagogico, bensì strutturale. Ancora oggi infatti la Farmacia presenta marginalità da far invidia ad altri comparti merceologici. Non esistono infatti altri settori che, non dimentichiamolo, rivolgendosi esclusivamente ad un mercato domestico, presentano marginalità di un intorno del 33% ed oltre, con tenuta del fatturato.

Proprio per tale motivo l'azienda Farmacia riesce a supportare una debitoria non contemplabile da altri comparti. Per quanto ovvio non è questa la soluzione del problema, di fronte al quale bisogna invece intervenire con la massima urgenza e soprattutto in una logica di sistema, dove ognuno è chiamato a fare la propria parte: il Farmacista, la distribuzione e gli istituti finanziari. Unire questi perimetri, pur nel puntuale rispetto di ciascuna "mission aziendale", sarà la sfida dei prossimi anni. Deve essere altrettanto ben chiaro che ci sono dei livelli di disequilibrio aziendale dove l'ulteriore sostegno finanziario è sinonimo di ulteriore distruzione di valore per la singola azienda e, indirettamente, anche per il "sistema Farmacia". Andare oltre certi limiti non ha senso e non è peraltro oggettivamente possibile.

D'altro canto negli ultimi tempi si è ampliata la forbice tra le farmacie virtuose, sempre più numerose e di cui nessuno parla, che generano profitti degni di nota e sostenibili nel tempo, e quelle che invece si trovano in una situazione di affanno finanziario più o meno pesante. È come se fosse venuto a mancare una sorta di "ceto medio della Farmacia", un po' come la fotografia del nostro Paese. In tale contesto bisogna organizzarsi profondamente ed altrettanto rapidamente in quanto - al di fuori delle situazioni irrimediabilmente deteriorate e compromesse - occorre molto meno di quanto si possa pensare sia dal lato gestionale della farmacia, sia dal lato patrimoniale. È alle porte l'entrata dei capitali? No, i capitali in realtà sono già entrati da tempo all'interno delle Farmacie, solo che sono entrati nel modo sbagliato attraverso l'eccessivo "capitale di debito" che si è sostituito al "capitale di rischio", linfa questa imprescindibile per qualsiasi tipo di azienda. L'entrata dei capitali se, come e quando si realizzerà, porterà maggiore ordine, metodo e regole certe. Costringerà un po' tutti ad essere maggiormente consapevoli dell'andamento aziendale sulla base di parametri oggettivi e non emotivi, e dare una diversa e magiore dimensione imprenditoriale alla propria Farmacia, come avviene in tutte le altre aziende di altri settori.

La Farmacia italiana non ha nulla da invidiare alle analoghe aziende europee, in quanto esprime un contenuto scientifico di elevato spessore al sistematico servizio dei propri pazienti, e quindi della collettività. Tale qualità va preservata ed arricchita costantemente nel tempo anche alla luce di tutte quelle componenti ancillari alla farmacia che sempre più ne arricchiranno la proposta scientifica, facendo sì che la Farmacia evolva verso la figura di un hub per la salute ed il benessere. Per realizzare questo programma occorre un "sistema" ed occorrono riferimenti qualificati, professionisti che aiutino la Farmacia fornendo tutto il know how necessario per competere ma, soprattutto, è indispensabile una maggiore contestualizzazione del Titolare ad un panorama profondamente mutato negli ultimi anni e che comunque, evidenzia ancora oggi come la Farmacia costituisca un'azienda profittevole e degna delle migliori attenzioni.


Marco Alessandrini
Amministratore Delegato Credifarma