F-online, un coro a più voci, anche discordanti

06/12/2016


F-online ha l'ambizione di essere una testata super partes, una piazza di confronto aperta a tutti gli attori della filiera, a prescindere dal proprio credo politico, senza eccezioni. Se da una lato è una finestra sul mondo delle cooperative, e permette alle associate di presentare i propri progetti, iniziative, di condividere idee, confrontarsi e trovare soluzioni a problemi comuni; dall'altra, viene dato ampio spazio a tutti i temi d'attualità che ruotano intorno al mondo del farmaco, in un coro a più voci, anche discordanti tra loro. Il dibattito è aperto a tutti i vertici di categoria, istituzionali, industria e cittadini. Vengono evidenziate posizioni differenti anche sui medesimi temi. F-online è anche un'occasione per Federfarma Servizi di rendere pubblica la propria posizione ufficiale sui temi più strettamente legati alla distribuzione, non per questo non saranno rese fruibili al lettore idee che potrebbero suonare anche discordanti con le altre voci a cui viene dato spazio. Il presupposto è quello di generare un dibattito, senza che le linee di pensiero convergano necessariamente nello stesso punto. F-online non vuole convincere il lettore del proprio credo ma mostrare più realtà affinché il lettore possa costruirsi una propria idea sui temi trattati.

Referendum, Federfarma Servizi: con il sì non sarebbe cambiato nulla in ambito sanitario
Il 4 dicembre 2016 poteva diventare una di quelle date che avrebbero segnato la storia dell'Italia, se in bene o in male, non è dato saperlo. Gli italiani hanno deciso che non era ancora arrivato il momento di mettere mano alla Costituzione o, se non altro, che non era quello scelto da Renzi il modo migliore di farlo. E se anche la risposta degli italiani fosse stata un sì, secondo noi, le modifiche proposte nel Ddl Boschi non avrebbero impattato sulla sanità in maniera così preponderante come molti credevano. Anzi, se la revisione fosse stata approvata dagli italiani, avrebbe favorito un incremento delle disparità interregionali. Questo perché, se da una era prevista l'eliminazione della legislazione concorrente, e la tutela della salute sarebbe diventata competenza esclusiva dello Stato, dall'altra la riforma avrebbe introdotto tra le competenze delle Regioni la «programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali».

In poche parole, se il testo storico della Costituzione prevede che lo Stato fissi i principi fondamentali ed emani le norme di principio e le Regioni legiferino nei limiti di tali principi, emanando sostanzialmente norme di dettaglio, con la riforma il potere organizzativo, che tra l'altro avrebbe dovuto comunque fare i conti con la spesa regionale, sarebbe spettato direttamente alle Regioni. E' sufficiente approfondire le modifiche che erano state proposte nell'articolo 117 per rendersene conto.

Da come è stata presentata, la revisione doveva avere una direzione centralistica, in senso antitetico a quella del 2001 che invece aveva un benchmark di tipo federalista. Tuttavia, entrando nei singoli argomenti a titolo di esempio, vediamo che c'è una direzione centralista in alcune materie che le Regioni hanno difficoltà a gestire, come la ricerca scientifica, l'ordinamento delle professioni, la distribuzione dell'energia, le esportazioni e la protezione civile. Materie sulle quali è fondamentale cercare di recuperare un coordinamento centrale allo Stato, sottraendo qualche competenza alle Regioni. Tuttavia, per quanto riguarda la tutela della salute, le modifiche proposte avrebbero tolto da una parte e aggiunto dall'altra, che tradotto significa che non sarebbe cambiato nulla.


Il direttore editoriale
Giancarlo Esperti