Cittadinanzattiva: sì a servizi e dpc, ma serve responsabilità professionale

08/11/2016


Servizi in farmacia e dpc? Sì ma il farmacista deve anche assumersi la propria responsabilità professionale. Questo è ciò che pensa Cittadinanzattiva, la voce dei e per i cittadini, sul ruolo che il professionista del farmaco deve avere sul territorio. «Ci si aspetta di più dalla farmacia territoriale: serve una vera e propria qualificazione sociale alla quale dovrebbe seguire obbligatoriamente una funzione di maggior responsabilità al farmacista - afferma il segretario generale di Ciattadinanzattiva Antonio Gaudioso parlando con F-online - In tal senso, il farmacista non può avere un ruolo passivo, non può essere solo un terminale di erogazione di servizi ma deve assumersi delle responsabilità nei confronti della propria comunità molto forti perché c'è uno scambio tra investimento sul ruolo sociale del farmacista e mantenimento di quella che è la centralità che la farmacia deve avere sul territorio».

Integrazione, qualificazione e servizi sono le tre parole chiave attorno alle quali dovrebbe ruotare il mondo della farmacia sul territorio secondo Gaudioso. «Le persone si aspetterebbero integrazione tra distretti sanitari territoriali, medico di famiglia e farmacisti - afferma - In realtà, ad oggi, i distretti sanitari sono dipendenti dal Ssn, i medici sono professionisti convenzionati, le farmacie sono soggetti che mettono a disposizione una serie di prodotti vidimati dal Ssn: tutti si aspetterebbero che questi 3 soggetti dialogassero e che agissero secondo una logica coordinata perché il cittadino che va dal medico di famiglia al mattino con le analisi che ha appena ritirato dal distretto e poi si reca in farmacia per ritirare la terapia è sempre lo stesso. Avere una gestione separata porta conflittualità e rende i servizi meno efficienti». E di integrazione se ne parla anche in termini di integrazione dei servizi nel presidio farmaceutico sul territorio che «non dev'essere un auspicio ma una realtà, altrimenti i cittadini che sono già in forte difficoltà non possono utilizzare una rete molto capillare che, così come dice il Patto della salute, dovrebbe essere parte della programmazione sanitaria territoriale - afferma Gaudioso - Il cittadino ha bisogno di una farmacia dei servizi che esista non solo sulla carta, che funzioni e che sia un pezzo del Ssn».

Legato in maniera imprescindibile al tema della farmacia dei servizi c'è l'annosa questione della distribuzione diretta e per conto dei farmaci, su questo punto la voce dei cittadini si è detta «a favore della dpc in una logica di trasparenza dei bilanci e di maggiore prossimità e capillarità della rete di distribuzione al cittadino», afferma Gaudioso, il quale, tuttavia, sottolinea «l'esistenza del problema dell'aggiornamento professionale, materia che, erroneamente, non è stata considerata una priorità da parte del Ssn. Con la medicina di precisione e il progresso biotecnologico che viaggiano ad una velocità straordinaria, il tema del continuo aggiornamento professionale e di una rete che sia in grado di recepire anche quest'innovazione risulta evidente. Se ci fosse un investimento, un'azione combinata da parte dell'Ordine professionale e delle istituzioni pubbliche in tal senso, questo sarebbe un forte segnale, un esempio da seguire anche per le altre figure professionali come i medici di famiglia. Farmacisti e medici di base sono categorie che quotidianamente discutono e si confrontano con milioni di persone e non è vero che il farmaco biotecnologico di ultima generazione è riservato solo a un numero ristretto di persone, perché vi è un aumentare delle categorie che si possono utilizzare», conclude Gaudioso.