Tribunale dissequestra farmaco salva-vita comprato in India. Il parere di Aifa

26/09/2016


«In Italia è possibile importare farmaci autorizzati in Paesi esteri solo laddove ricorrano determinate condizioni. Qualora l'acquisto non avvenga in conformità alle disposizioni emanate, in primo luogo a tutela della salute pubblica e del singolo, l'oggetto della transazione è da considerarsi illegale - in quanto ne è illegale la vendita - e il medicinale viene di conseguenza posto sotto sequestro». Questo è quanto afferma il Direttore dell'Ufficio Qualità dei Prodotti e Contraffazione AIFA, Domenico Di Giorgio, che ha commentato con F-online la recente vicenda che ha visto come protagonista un paziente affetto da epatite C, rivoltosi ad un fornitore indiano per l'acquisto di farmaci utili al trattamento della patologia, poi sequestrati nel corso delle attività di controllo finalizzate ad accertare la legalità dei prodotti. Il 2 settembre, i giudici del tribunale di Roma, hanno stabilito attraverso un'Ordinanza il dissequestro degli stessi, creando un precedente di portata nazionale.

«Il principio che viene citato nell'Ordinanza, ovvero la non perseguibilità dell'acquirente, è un principio su cui esiste una letteratura - afferma Di Giorgio - il problema è rappresentato dal fatto che chi ha venduto tale prodotto ha di fatto violato una norma. Vale la pena riflettere sulla possibile estensione di un principio del genere, il quale sembrerebbe sancire che, malgrado l'illegalità della vendita, il bene transato non è sequestrabile: chiunque potrebbe perciò vendere qualsiasi tipo di prodotto illegale e l'acquirente ne rimarrebbe comunque in possesso. Sarebbe un principio veramente dirompente».

Il problema dell'accessibilità alle cure potrebbe generare un aumento del ricorso al "mercato illegale del farmaco" ed è dunque necessario porre in essere misure efficaci, in primis normative, per impedire che ciò avvenga. «La tematica emergente dell'accesso ai farmaci, che coinvolge anche l'Occidente, è un problema che si porrà sempre di più con i farmaci ad alto costo e con la necessità del Servizio Sanitario di razionalizzarne l'utilizzo, pur avendo ben chiaro che la priorità è quella di rispondere alle necessità dei pazienti. È opportuno, come prima ricordato, che le normative vigenti siano, per alcuni aspetti, oggetto di riflessione, questo perché, se il singolo non può acquistare il farmaco salva-vita a distanza, ma può andare a comprarlo in quei Paesi in cui è reperibile a prezzi inferiori, di fatto è necessario intervenire sulle disposizioni che generano confusione».

Per quanto riguarda questo caso specifico - emerso a seguito di un sequestro avvenuto nell'ambito dell'operazione internazionale di contrasto alla diffusione di farmaci falsi e/o illegali denominata PANGEA «sono certo consentirà di avviare tra tutte le autorità/amministrazioni interessate - un rapido processo di riflessione e l'eventuale revisione di alcune disposizioni vigenti», conclude Di Giorgio.