Ddl concorrenza e entrata capitali, al Nord quasi una farmacia su 2 fa network

25/07/2016


Il Ddl concorrenza è una balena bianca che contiene provvedimenti molto diversi fra di loro. L'articolo 48, in particolare, si riferisce alla possibilità di una titolarità di capitale per le farmacie italiane ed ha fatto la sua comparsa con diverse declinazioni ed emendamenti nelle attività parlamentari a più riprese negli ultimi mesi scomparendo nei flutti delle varie commissioni coinvolte per ricomparire uguale ma diverso (in conseguenze di emendamenti e proposte di modifica) e scatenando commenti, dichiarazioni e descrizioni di possibili scenari fra di loro contrastanti.

A oggi l'attività parlamentare sull'entrata del capitale in farmacia ha portato alla approvazione in commissione con un emendamento che definisce un tetto regionale del 20% sul controllo da parte di un singolo operatore. Potenzialmente dunque 5 operatori potrebbero controllare la totalità della distribuzione territoriale regionale. Resta inoltre da chiarire come verranno considerate le società controllate da una holding rispetto a questo tetto. La nuova normativa inciderà su un quadro di aggregazione dei punti vendita che negli ultimi anni ha visto una rapida evoluzione.

In Italia, in un clima di incertezza con ricavi stabili e margini in calo, molti stakeholder del canale distributivo hanno già sentito l'esigenza di aggregarsi (orizzontalmente tra di loro o verticalmente lungo la filiera), a prescindere dalla presenza di una "proprietà di capitale", al punto tale che il fenomeno aggregativo delle "catene virtuali", cooperative e network sta già avendo una rapida evoluzione.

A oggi infatti, secondo una nostra recente analisi, più di 6.000 farmacie risultano aggregate a vario titolo in più di 20 network. Il fenomeno sembra essere molto diffuso nel Nord Italia, dove quasi tutte le regioni mostrano un tasso di affiliazione sopra la media con punte superiori al 50%. Inoltre lo studio evidenzia che le farmacie affiliate hanno mediamente un giro d'affari più alto con quota importante di attività sui prodotti di libera vendita. Emerge anche che le farmacie affiliate hanno solitamente una superficie di vendita più ampia, un maggior numero di addetti e di vetrine e un'ubicazione più vicina al centro città rispetto alle farmacie indipendenti. In generale vale la pena sottolineare come l'aggregarsi in catena non significa necessariamente avere uno stakeholder "proprietario", anzi: le declinazioni delle reti di farmacie posso essere diverse con impatti, vantaggi ed impegni variabili.

A esempio l'integrazione virtuale proposta dai network delle cooperative demanda al centro la gestione di una parte degli acquisti, la gestione dell'assortimento, delle offerte commerciali ed a volte anche la gestione del magazzino.

Anche le esperienze di altri paesi europei, assai diverse fra di loro, mostrano che le catene virtuali coesistono con le organizzazioni di proprietà come succede in Polonia, dove la legislazione impone un tetto percentuale alle proprietà di capitale proprio come proposto per l'Italia. In questo paese le catene di proprietà riuniscono circa il 38% dei punti vendita e sono parcellizzate (con realtà aggreganti 5-6 farmacie) ma i primi cinque player concentrano molto. Le catene virtuali aggregano comunque il 23% delle farmacie polacche. Considerando quelli che potrebbero essere i protagonisti dell'entrata dei capitali, si attendono iniziative sia dei protagonisti della filiera, in primis i distributori, sia dei gruppi di investimento visto che, nonostante le difficolta contingenti, il mondo della salute è considerato ancora remunerativo nel nostro scenario di incertezza diffusa.

Si tratta tuttavia di un universo con specificità molto spiccate che richiede nel lungo periodo competenze non solo squisitamente finanziarie per consolidarne il successo. Non a caso in un paese come la Svezia ove si è passati da un giorno all'altro da un contesto di gestione statalista ad una liberalizzazione spinta, le società di investimento che si erano tuffate a capofitto nell'affare stanno progressivamente cedendo a player in qualche modo già parte del sistema e con una visione di maggiore prospettiva (distribuzione del farmaco e Gdo).

Qualunque sarà il dettaglio normativo in Italia riguardo la titolarità di capitale, per poter competere con le catene di proprietà le farmacie associate ai virtual network dovrebbero far loro il modello di business proposto senza eccezioni e titubanze in modo da trarre il maggior vantaggio dalla forza negoziale della rete e dei servizi offerti a supporto delle attività commerciali.


Sergio Liberatore, Amministratore Delegato Ims Health Italia