Spesa farmaceutica, ridiscutere margini per garantire governance

11/06/2018


Ancora una volta, i dati sulla spesa farmaceutica del 2017 mostrano uno sforamento degli Acquisti diretti di quasi 1,5 miliardi di euro, mentre la convenzionata risulta sotto il tetto di 473,3 milioni di euro. Una situazione che deve far riflettere perché «evidenzia che distribuzione intermedia e farmacie sono in grado di garantire monitoraggio dei dati e assenza di sprechi», sottolineano dalla categoria. E se la governance è tra i punti prioritari del neo ministro alla Salute, Giulia Grillo, dalle farmacie e dalle cooperative e società dei farmacisti viene ribadita una ricetta che possa fare bene alle casse pubbliche e ai cittadini. Ne parlano a F-online Marco Cossolo, presidente di Federfarma, e Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi.
Gli ultimi dati emergono dal "Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale Gennaio-Dicembre 2017 (Primo rilascio)" dell'Aifa, pubblicato a inizio giugno: nel periodo, la convenzionata risulta pari a 8,4 miliardi di euro, con una incidenza sul Fondo sanitario nazionale del 7,54% (contro il tetto del 7,96%) che ha determinato un avanzo di oltre 473 milioni di euro. Di contro, gli acquisti diretti (tetto al 6,89%) evidenziano un'incidenza sul Fsn dell'8,31%, generando un rosso di 1,58 miliardi di euro, per una spesa complessiva, a livello nazionale, di 17 miliardi di euro e uno scostamento di oltre 1,1 miliardi.

«Una situazione», commenta Mirone, «a cui le Istituzioni dovranno per forza di cose interessarsi, in particolare per quanto riguarda il dato sugli Acquisti diretti. Delle due l'una: o il budget non è adeguato o vanno applicati correttivi. In questo senso, sono convito che la capacità di monitoraggio e controllo sulla spesa farmaceutica che la filiera tradizionale della distribuzione intermedia e delle farmacie, attraverso la convenzionata e la Dpc, garantiscono, potrebbe rappresentare una forma di salvaguardia. Per questo, siamo pronti a sederci a un tavolo con le istituzioni per studiare soluzioni e siamo anche disposti a ridiscutere margini e agi per la distribuzione di questi prodotti. D'altra parte, proprio il monitoraggio e la tracciatura costante del farmaco lungo tutta la filiera sono anche in grado di garantire un'assenza di sprechi. Se con la Distribuzione diretta si tende a coprire un più lungo periodo di tempo di terapia al cittadino, attraverso la filiera tradizionale viene ritirato solo il quantitativo di volta in volta necessario».

«C'è evidentemente un problema di monitoraggio della spesa farmaceutica» concorda Cossolo, «mentre tutto quanto passa dalla farmacia è immediatamente disponibile al cittadino e tracciato in tempo reale. Per questo, ritengo che, laddove sia praticabile in termini clinici e sanitari, la Dpc possa essere uno strumento utile, oltre che per il cittadino, per controllare la spesa».

La proposta alla Sisac
Alla luce di questo, continua Cossolo «abbiamo fatto una proposta congiunta al tavolo della Sisac, dove è in corso la discussione per il rinnovo della convenzione, per una omogeneizzazione a livello nazionale in termini di prodotti dispensati, con una sorta di prontuario della Dpc, e un ripensamento del margine». Una proposta che parte e valorizza «l'atto professionale del farmacista», quantificato in termini di tempo, e «si struttura in due livelli: una base comune a tutti e un secondo livello che possa essere negoziato con le Regioni. Si tratta, quindi, di ripensare il margine perché sia equo e correlato all'importanza dell'atto professionale, parta da una base omogenea ma sia in grado di tener conto delle peculiarità e delle difficoltà delle singole regioni». Da parte nostra, «riteniamo tale piattaforma un punto di partenza ragionevole per portare i farmaci in farmacia, laddove possibile da un punto di vista sanitario».