Capitale e concentrazioni, categoria si organizzi per controllo e diventi interlocutore Antitrust

13/05/2018


La legge Concorrenza che ha aperto il settore ai capitali c'è ed è impensabile una sua abrogazione. Ma, proprio nella direzione dello spirito che ne è alla base, sarebbe necessaria un'azione di pressing sul legislatore per correggere il limite del 20% di farmacie a base regionale, un indicatore non sufficiente e che potrebbe portare a mono o oligopoli. In ogni caso, qualora le eventuali acquisizioni dovessero raggiungere numeri più sostanziosi, sarà importante che la categoria si organizzi con un controllo strutturale e sistematico sul rispetto del sistema normativo a favore della concorrenza e si attivi, laddove necessario, con segnalazioni all'Antitrust. Questo l'appello che arriva dall'evento organizzato nella cornice di Cosmofarma da Federfarma e Federfarma Servizi, dal titolo "La legge 124/2017 e la farmacia. Le mille implicazioni della nuova normativa sulla concorrenza: giuridiche, commerciali e professionali". «La legge 124/2017 va nella direzione di una logica liberalizzatrice e di concorrenza» spiega Massimo Luciani, Professore Ordinario di Diritto Costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Roma, "La Sapienza". «Logica tuttavia che sembra essere messa in contraddizione dal limite, non sufficiente, che è stato posto alla concentrazione di farmacie. La soglia del 20% di farmacie su base regionale evidentemente non basta, non solo perché può essere sommata tra le varie amministrazioni ma anche perché non tiene conto del peso, anche in termini di fatturato, delle singole farmacie. L'unica soluzione, rispetto a questo aspetto, è un intervento correttivo del legislatore, che però va stimolato. Credo, quindi, che la categoria, attraverso le sue rappresentanze, debba muoversi e dirigere i suoi sforzi nel mettere in luce proprio la contraddittorietà di questa formulazione rispetto alle intenzioni di un dispositivo intitolato alla concorrenza».

Concorda Giustino Di Cecco, professore di diritto commerciale all'Università Roma Tre: «Il limite alla concentrazione per un unico operatore va espresso in termini di mercato, che si misura sul fatturato e non sul numero dei punti vendita. Il 20% delle farmacie in una regione può anche rappresentare il 60-70% del mercato della stessa. E, d'altra parte, è la stessa legge Concorrenza a utilizzare per altri settori il riferimento al fatturato. Non so se sarà possibile indirizzare il legislatore verso questa impostazione. Ma, va detto che anche nell'attuale sistema, ci sono due strumenti di tutela. Il primo è costituito dall'Antitrust, che vigila sul rispetto della concorrenza e che già ha posto dei limiti pari a circa 495 milioni di euro di fatturato a livello nazionale. Una cifra che, se rapportata al mercato complessivo delle farmacie - circa 40 miliardi di euro di fatturato -, risulta più bassa rispetto a quanto sarebbe dall'applicazione di quel 20% di farmacie. Il secondo punto di tutela è proprio in quel concetto di concorrenza evocato dalla normativa: tale richiamo apre un intero sistema di misure contro eventuali storture, con il concetto per esempio di abuso di posizione dominante, limite alle concentrazioni, concorrenza sleale, abuso di dipendenza economica. Ecco allora che compito delle associazioni di rappresentanza è quello di cominciare a preoccuparsi dell'interesse collettivo anche su tali aspetti, vigilando sul rispetto della normativa ma anche diventando un interlocutore attento per l'Antitrust in relazione al verificarsi di potenziali situazioni di concentrazione».

Da Luciani viene sottolineato anche un altro aspetto: «La legge Concorrenza si inserisce all'interno di un contesto normativo in cui il sistema dell'assistenza farmaceutica è strutturato per garantire la tutela e il diritto alla salute dei cittadini, un diritto sancito dall'articolo 32 della Costituzione. L'attività del farmacista è indissolubilmente agganciata e connessa a questa mission e logica del servizio e qualsiasi intervento va visto in senso di armonizzazione e coerenza. Questo è un ulteriore elemento di difesa del sistema della farmacia come lo conosciamo oggi: laddove interpretazioni e pratiche dovesse andare in direzione contraria, si apre gioco forza la strada verso la Corte Costituzionale, in nome della difesa del servizio assistenziale e del diritto alla salute del cittadino. Qualsiasi regola vigente in nome della concorrenza deve continuare a garantire la compatibilità con la logica essenziale di tutte quelle attività delicate che hanno a che fare con la salute, quali appunto la dispensazione del farmaco e l'assistenza farmaceutica».