Farmacia e cronicità, per nuovo ruolo serve quantificare riduzione costi e un piano nazionale di formazione

23/04/2018


La farmacia è a un punto di svolta: si trova, oggi, di fronte alla possibilità di costruire il proprio futuro ma al rischio di subire un ulteriore processo di marginalizzazione, sia professionale sia relativo alla conoscenza e alla distribuzione del farmaco. C'è, però, a fronte di questo, una grande opportunità: la farmacia può riprendere il ruolo, che ha sempre avuto, al centro del processo assistenziale, entrando in maniera strutturale nella presa in carico dei pazienti cronici con multimorbilità.

A dirlo Nello Martini, ex Dg Aifa e Direttore Generale Drugs & Health srl, nel suo intervento a Cosmofarma: «La svolta che può partire oggi è semplice: finora abbiamo avuto una farmacia dei servizi, convenzionata con Ssn e Ssr; domani potremo avere una farmacia che non solo eroga servizi, ma produce salute con la presa in carico della cronicità, l'aumento dell'aderenza alla terapia, la riduzione degli accessi al pronto soccorso e dei ricoveri ospedalieri, e che determina un risparmio documentato e quantificato in termini di sostenibilità economica. Occorre considerare che, nei prossimi anni, probabilmente, non ci sarà un rifinanziamento del Servizio sanitario, mentre la strada più percorribile per la sostenibilità è rappresentata dal mutamento del modello organizzativo legato alla cronicità. Oggi il 30% della popolazione anziana consuma il 75% delle risorse e, di queste, la maggior parte è usata per governare la cronicità all'interno dell'ospedale. Se il paziente entra invece nella gestione sul territorio della cronicità si determina una riduzione verticale dei costi per il Ssn ed è questo il punto che qualifica e individua il ruolo della farmacia». Ma come fare per governare il processo della cronicità riducendo i costi? «La farmacia deve dimostrare - e non affermare - attraverso azioni misurabili l'impatto sui costi. Va detto che noi conosciamo, delle varie patologie croniche, quale è, in ogni regione, la prevalenza e l'incidenza, e, sulla base della letteratura, sappiamo il dato relativo all'aderenza alla terapia, mai oltre il 50-60%, nonché il costo per il ricovero ospedaliero e il numero relativo ai ricoveri evitabili. La farmacia, se integrata con il medico, è in grado di portare l'aderenza al 75-80%. E, proprio sulla base del dato relativo al numero dei ricoveri evitabili», ecco che «possiamo stimare l'impatto della farmacia a tre miliardi di euro, pari al 45% della spesa farmaceutica convenzionata 2017».

Per fare questo però, oltre ad «attivare appunto uno studio confermativo sui dati», la farmacia «deve definire anche una nuova piattaforma professionale e declinare il proprio nuovo ruolo all'interno dei piani nazionali e regionali sulla cronicità. Deve poi arrivare con questa caratteristica al rinnovo della convenzione, in modo che anche per il farmacista venga assicurato lo stesso ruolo che è già declinato per il medico nella presa in carico della cronicità». Ma, è anche necessario «definire rapidamente un piano nazionale e regionale di formazione e aggiornamento perché oggi la categoria non è preparata su questi temi». C'è poi una riflessione: «Nel passaggio dal modello chimico della produzione dei farmaci a quello biotech - in cui i farmaci sono a bassa prevalenza e ad alto costo - non ha senso un modello di remunerazione a percentuale sul prezzo, mentre è più coerente uno basato sull'atto professionale».