Finanziamento Fsn, Regioni al lavoro per risolvere criticità. Garavaglia: a rischio i rinnovi contrattuali

06/11/2017


È atteso per giovedì il parere delle regioni sulla legge di Bilancio 2018 e al momento si lavora per cercare di «superare le criticità e trovare punti di equilibrio». Perché sui numeri attualmente sul tappeto, le regioni hanno lanciato un allarme, che riguarda la «tenuta di tante realtà». E per la sanità, interessata, nei fatti da un definanziamento, a essere messi in discussione potrebbero essere «ancora una volta i Lea», con impatti su «liste di attesa e servizi», ma anche contratti e convenzioni. «Per la parte sanitaria la situazione è molto compromessa» ha spiegato l'assessore lombardo all'Economia e coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni, Massimo Garavaglia, all'indomani della conferenza unificata che ha deciso per il rinvio del parere al 9. «Di fatto il Fondo sanitario si riduce di mezzo miliardo di euro», scendendo «a poco più di 112 miliardi di euro, rispetto ai 112,6 di quest'anno» con ben mezzo miliardo in meno di quanto sia stato finanziato nel 2017. «Ciò significa più liste di attesa e meno servizi: altro che nuovi Lea». In questa situazione, interviene il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti, «non ci sono le condizioni minime per un'intesa da parte delle Regioni perché significherebbe, con i numeri attuali, intervenire ancora una volta» sulla «sanità». In particolare, per quanto riguarda il Fondo sanitario, «siamo molto lontani» da un accordo perché se da un lato «nominalmente aumenta», dall'altro gli «viene caricato l'intero gravame del rinnovo del contratto del Ssn», che non è finanziato ed è pari a circa 1,3 miliardi di euro, con la conseguenza che «il Fondo diminuisce di centinaia di milioni di euro a discapito delle prestazioni ai cittadini». Le Regioni cioè si sarebbero aspettate risorse aggiuntive per i rinnovi di contratti e convenzioni, mentre, se la situazione resta invariata, eventuali aumenti dovrebbero essere finanziati con quanto c'è nel Fondo sanitario nazionale. Un quadro che ha già provocato proteste da parte dei medici del Ssn e convenzionati, che hanno lanciato l'allarme: senza risorse aggiuntive il contratto non si può fare.

Anche perché, il contributo delle regioni non si limita a quanto già delineato, perché ci sono anche i temi non sanitari: «la manovra del governo» continua Garavaglia «togliendo i 16 miliardi dell'Iva, vale si e no 4-4,5 miliardi e di questi 3 arrivano dalle Regioni». Di fatto, «è il comparto Regioni che consente di fare la manovra. Si sta esagerando un pochino: si rischia la tenuta di tante realtà, si rischia di mandarle in esercizio provvisorio senza fare i bilanci e il taglio del 32-33% dei fondi delle politiche sociali e della non autosufficienza».

Le Regioni sono comunque al lavoro per trovare una soluzione: «Sulla sanità ci sono delle criticità, ma utilizzeremo questa settimana per cercare di superarle e trovare dei punti di equilibrio, come abbiamo sempre fatto» ha spiegato la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. «Cercheremo di fare la nostra parte rispetto alla legge di stabilità, consapevoli però che questo è il momento in cui dobbiamo rilanciare anche sulla crescita e sugli investimenti. La sanità sta affrontando anche sfide nuove, quindi abbiamo la necessità di rifare in qualche modo i conti, anche prevedendo risorse in più». «Ci sono le condizioni per trovare un'intesa sulla base di alcune proposte ed emendamenti che avanzeremo» ha aggiunto l'assessore al Bilancio dell'Emilia- Romagna Emma Petitti. «Anche in commissione Affari finanziari, abbiamo deciso all'unanimità di rivedere alcuni punti e sulla base di questi punti crediamo ci siano le condizioni per un'intesa alla legge di bilancio».