Convenzione, Cossolo: al lavoro con Mef per risorse. Gizzi: farmacia sia parte riforma assistenza

25/09/2017


Che sia la volta buona, lo si vedrà strada facendo, fatto sta che, almeno formalmente, la ripresa della discussione sulla Convenzione sembra aver imboccato la sua strada e, come già era stato anticipato, il prossimo incontro tra Sisac e sigle della categoria dovrebbe essere fissato il 10 ottobre. Ma, proprio per far ripartire la discussione sui binari giusti e per far sì che la Convenzione possa essere adeguata ai nuovi scenari e in qualche modo incisiva rispetto a un nuovo assetto di assistenza e di farmacia, che oggi si avverte come necessario, F-Online ha sondato la categoria, per capire alcuni dei nodi preliminari da sciogliere prima di entrare nel vivo del dibattito sui contenuti. «Innanzitutto» fa il punto Marco Cossolo, presidente di Federfarma, «vorrei sottolineare che, dopo 18 anni da che è scaduta la Convenzione e dopo vari tentativi in cui si è provato a riparlarne, il tavolo è stato aperto in tre mesi e questo ci pare importante. Ci sono, è vero, alcuni nodi da sciogliere su cui ci auguriamo si possa trovare una soluzione». Il primo riguarda «le risorse da mettere sul campo. Dopo 18 anni, è evidente che non si tratta tanto di un rinnovo quanto di una vera e propria nuova Convenzione. Lo scenario in cui operano le farmacie e la farmacia in sé sono profondamente diversi e, d'altra parte, è la stessa parte pubblica, nell'Atto di Indirizzo, che prevede un nuovo ruolo per la farmacia». «Senza trascurare poi» concorda Francesco Schito, segretario generale Assofam, «che la farmacia rispetto a vent'anni fa ha visto peggiorare la sua situazione economica e patrimoniale e in molti casi è in uno stato di sofferenza. D'altra parte, il contesto vede passare per le farmacie oggi il 40% della spesa farmaceutica territoriale, contro l'80% del passato. Ci auguriamo che questa situazione venga presa in considerazione». «Anche perché» aggiunge Venanzio Gizzi, presidente Assofarm, «abbiamo l'occasione di incidere davvero nella riforma sanitaria e assistenziale che è in corso a tutti i livelli e di dare alla farmacia un nuovo ruolo, con la presa in carico dei pazienti, in particolare della cronicità, e come osservatorio nell'uso dei farmaci, nella direzione di pharmaceutical care e aderenza alla terapia. Se si ha la lungimiranza di voler includere nella Convenzione tale riforma credo che ci sia l'occasione per incidere davvero nella sanità e, come rileviamo dalle sperimentazioni che abbiamo in corso, anche per innescare risparmi che derivano da una riduzione dei ricoveri e da un minor e più appropriato consumo di farmaci. Ci rendiamo conto che i rapporti con le Regioni siano complessi ma dall'altra parte speriamo che prevalga anche la logica di permettere investimenti laddove vi sia interesse e possibilità di farlo. Credo sia importante affrontare questi temi al tavolo per capire fino a dove può arrivare la Convenzione».
«È evidente che a nessuno possa essere chiesto di intraprendere nuovi percorsi e attività senza una retribuzione» interviene ancora Cossolo. «Come Federfarma stiamo ragionando con il Mef per trovare risorse nella Finanziaria, così da dare una base economica e retributiva al nuovo ruolo della farmacia».

Un altro nodo sul tappeto riguarda la revisione della remunerazione, che, continua Schito, «deve andare di pari passo con la Convenzione, in una logica integrata, e che vede il coinvolgimento dell'Aifa, oltre all'approvazione del ministero della salute e dell'economia. Anche questo sarà un aspetto che porteremo al tavolo e occorrerà trovare modi per coinvolgere gli interlocutori interessati nella discussione». Sul punto, a livello di contenuti, «c'era l'accordo del 2012» riprende la parola Cossolo «che ormai non è più recuperabile. Al nostro interno, è in corso uno studio, per valutare uno spostamento della remunerazione da quota percentuale a una quota fissa - da declinare in maniera totale o parziale -, pur nella consapevolezza dell'esigenza di parte pubblica che una revisione vada fatta a parità di costi. Ma, d'altra parte, se l'obiettivo è anche quello di trovare una soluzione che permetta di contemperare il nuovo ruolo della farmacia, il concetto di fee professionale va nella stessa direzione». Senza trascurare poi «la considerazione che le Asl, nel modello attuale a percentuale, rischiano di essere disincentivate ad affidare alle farmacie alcuni farmaci innovativi e costosi, oggi in diretta, mentre una diversa retribuzione potrebbe rappresentare un volano per il ritorno dell'innovazione in farmacia».
Un tema, per altro, che si interseca con «lo studio, in corso, lanciato da Fofi e dalla Sifo, finalizzato ad analizzare gli elenchi del Pht e valutare la migliore modalità di distribuzione per paziente e Ssn, con la previsione anche di un passaggio in Dpc e in convenzionata di quei farmaci che non presentano particolari difficoltà di gestione clinica e sanitaria o non richiedono monitoraggio da parte di ospedali».
Una questione su cui, quindi, il Tavolo dovrebbe interessarsi anche perché «penso che ormai i tempi siano maturi per una impostazione nazionale». E qui c'è un ulteriore elemento che riguarda la distribuzione per conto: «È un orientamento condiviso con la politica e le regioni l'idea di omogeneizzare il sistema della distribuzione per conto. Un orientamento che certamente va nella direzione di uniformare l'assistenza per i pazienti ma che credo possa trovare una sua migliore espressione se si introduce il concetto di un prezzo di riferimento uguale per tutti e di una trattativa integrativa a livello regionale. Si tratterebbe quindi di individuare un prezzo comune sulla base di una media nazionale, su cui poi possano essere innestati, attraverso le trattative integrative, ragionamenti che tengano conto delle peculiarità regionali. Le esperienze sono varie, tra regioni che hanno attivato servizi aggiuntivi, quali per esempio la gestione del piano terapeutico, e regioni che magari per ragioni orogeografiche riconoscono un valore maggiore al servizio della farmacia e appiattire queste situazioni non sarebbe utile per nessuno».