Desideri (Toscana): reti di farmacie, medici, pediatri sono risposta a cronicità

10/07/2017


Le farmacie territoriali pubbliche e private insieme alla Rete dei medici di famiglia e pediatri di libera scelta costituiscono nei fatti la principale risposta di prossimità in particolare nei pazienti cronici. Crediamo che l'aiuto del farmacista collegato al Medico di famiglia possa essere di grande supporto e lo dimostreremo con i dati. A dirlo a F-Online è Enrico Desideri, direttore generale Asl Sud Est Toscana, e il riferimento è al progetto di sperimentazione che si sta mettendo a punto nella Regione grazie a un'intesa tra la Asl e i vertici di Assofarm, nazionali e locali, e che vedrà anche il coinvolgimento di Federfarma e delle rappresentanze della medicina generale. «Una frontiera più avanzata di pharmaceutical care», che vede l'integrazione delle farmacie nelle Case della salute, «un lavoro» spiega Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, «focalizzato sulla gestione delle malattie croniche attraverso la creazione di Reti cliniche integrate e strutturate: team multiprofessionali, valutazioni muldimensionali, percorsi diagnostico, terapeutici e assistenziali (PDTA) personalizzati, diagnostica di I° livello per le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT)». Un modello cioè in cui la presa in carico del paziente sarà gestita da una rete sul territorio che vede la collaborazione tra il medico e il farmacista con l'obiettivo di ridurre i costi sanitari grazie al miglioramento dell'aderenza terapeutica e al calo dei ricoveri. «Tutto questo» si legge nella relazione all'Assemblea a firma del presidente «in un contesto territoriale che presenta dimensioni adeguate (oltre 840.000 cittadini residenti su un'area che eÌ circa la metaÌ della Toscana), e soprattutto caratteristiche sanitarie significative: un'età media superiore alla media nazionale, rilevanti presenze di tutte le principali malattie croniche. Da parte dell'Azienda sanitaria abbiamo ricevuto pieno consenso all'iniziativa in cui il direttore generale Enrico Desideri vede una grande opportunità per il territorio».
«Riteniamo che questo nuovo modello concettuale di Reti cliniche integrate e strutturate» aggiunge Desideri «vede nel farmacista un ruolo professionale imprescindibile non solo sui temi dell'educazione alla salute e prevenzione ma per l'uso corretto dei farmaci. Sottolineo con forza il tema della non aderenza a terapia indispensabili quali quelle per la cura del diabete, ipertensione e bronchite cronica ostruttiva. Crediamo che l'aiuto del farmacista collegato al Medico di famiglia possa essere di grande supporto a queste progettualità e lo dimostreremo con i dati».
«La presa in carico del paziente» continua Gizzi vede «il farmacista entrare nei processi di de-ospedalizzazione dei malati cronici e partecipare attivamente alla terapia medica. Una sfida, questa, che se da un lato cerca di raggiungere gli obiettivi di contenimento della spesa sanitaria e di assicurare una migliore qualità della vita ai pazienti, dall'altro deve anche garantire alti livelli di aderenza alla terapia ed efficacia della cura».

Ma obiettivo della sperimentazione, ha scritto Francesco Schito, segretario generale Assofarm, parlando anche di "farmacista di famiglia", nell'editoriale di giugno, è «verificare l'applicabilità nel contesto italiano di modelli già di successo in altri paesi europei. Modelli che superano l'approccio italiano della remunerazione mista (sui quali in cinque anni l'unica cosa che è realmente emersa è il sostanziale disinteresse delle Regioni ad applicarlo) e che realizzano un nuovo rapporto tra farmacista e paziente». In particolare, «il caso del Belgio eÌ il nostro modello perché più di ogni altro emancipa il farmacista dal ruolo di venditore di prodotto-farmaco e sempre più incentra il suo ruolo nel rapporto consulenziale al paziente. Si crea insomma una relazione virtuosa tra remunerazione e rapporto farmacista-paziente» verso «un sistema di remunerazione incentrato sulla relazione», molto simile a quello che in Italia esiste tra cittadino e medico di medicina generale.

Per quanto riguarda i prossimi step, «il 22 giugno scorso» dice ancora Gizzi «in una riunione congiunta, abbiamo definito le varie fasi della sperimentazione e gli indicatori di misurazione del sistema di integrazione della farmacia nel lavoro delle Case della Salute che intendiamo realizzare. Ci incontreremo nuovamente il 26 luglio, convocando anche gli altri operatori sanitari che intendiamo coinvolgere e insieme ai titolari delle farmacie private e i medici di famiglia definiremo gli obiettivi e l'organizzazione della sperimentazione. Insieme dovremo individuare le patologie croniche su cui avviare l'attività di intervento e creare una rete di operatori in modo che la presa in carico del paziente sia collegiale e non concentrata su un solo professionista. Ci aspettiamo dei risultati economicamente importanti legati al miglioramento dell'aderenza terapeutica, quindi all'ottimizzazione dell'uso dei farmaci, e al calo dei ricoveri per le riacutizzazioni».