La nuova piattaforma professionale della Farmacia

14/03/2017


La Farmacia ha concentrato in questi anni i propri sforzi e le proprie energie principalmente sulla difesa della fascia C, sulla pianta organica.
Probabilmente sono obiettivi legittimi di difesa dell'esistente ma non sono gli obiettivi strategici su cui si costruisce la Farmacia del futuro.
Al di là della ripetizione, quasi retorica, della terminologia Pharmaceutical Care - Farmacia dei servizi, la categoria nel suo insieme non è riuscita ancora a mettere in campo un progetto credibile e di ampio respiro, che riporti la professione al centro dei processi assistenziali, della continuità di cura e del riassetto delle cure primarie.

I punti chiave della nuova piattaforma:
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Passare da una remunerazione basata su una percentuale (ancorché regressiva) del prezzo dei farmaci al riconoscimento di un onorario per prestazione: questo significa sganciare la farmacia dal prezzo del farmaco e dare al farmacista una dimensione professionale del servizio indipendente dal costo e dal prezzo dei farmaci erogati.

- Posizionare la Farmacia come erogatrice dei farmaci innovativi, avendo però dato garanzia al Servizio Sanitario Regionale e Nazionale (tramite accreditamento) di avere la competenza e l'aggiornamento per gestire una conoscenza e una professionalità che oggi è estranea alla farmacia.

- Superare la attuale marginalità professionale e sociale della farmacia che progressivamente è stata relegata alla distribuzione di farmaci consolidati (sul mercato da oltre 20 anni) e di farmaci generici. Se, per esempio, un paziente diabetico ha necessità di una glifozina, oppure se un paziente con osteoporosi ha necessità di denosumab, o se un paziente con artrite reumatoide o psoriasi ha necessità di un farmaco anti TNF-alfa o di un anticorpo monoclonale non va in farmacia ma in ospedale o in farmacia ospedaliera.

- Rendere la farmacia utile e necessaria ai Piani Sanitari Regionali e cioè agli obiettivi di riduzione dei ricoveri, degli accessi al Pronto Soccorso e di prestazioni di terapia domiciliare: le farmacie in rete sono le uniche in grado di controllare e migliorare la aderenza del paziente alla terapia, che oggi nei trattamenti cronici non supera il 50-60% e determina il 25% di ricoveri evitabili, con un aggravio di spesa stimata in circa 5 miliardi di euro, che corrisponde al 30% dell'intera spesa farmaceutica territoriale. Non servono affermazioni di principio, ma progetti concreti e dimostrazioni sul campo di essere in grado di raggiungere gli obiettivi e i risparmi economici su cui costruire e remunerare la Farmacia dei Servizi.

- Assicurare la tracciabilità dei farmaci innovativi restituendo periodicamente i dati e le elaborazioni alla ASL e alla Regione, mettendo così sotto controllo una spesa per farmaci specialistici a distribuzione diretta, di cui in molte Regioni si è perso il controllo, sia in termini economici sia in termini di appropriatezza.

- Inserire la farmacia nel riassetto delle cure primarie attraverso un accreditamento nell'ambito delle Case della Salute: il che significa, in concreto, una reale integrazione della farmacia con il team di cura delle strutture territoriali attraverso un collegamento anche informatico per la gestione della cronicità; in alternativa è molto verosimile che le Case della Salute finiscano anche per erogare i farmaci.

Il Ruolo futuro
Il ruolo futuro della farmacia territoriale è quello sopra delineato, non semplice e non a portata di mano: il rischio è che la professione finisca per attribuire tutte le responsabilità alle Istituzioni e alla politica (che certamente ne hanno e molto pesanti).
Tuttavia, il futuro della professione non lo costruisce la politica e non lo determinano le Istituzioni, ma la spinta dell'intera categoria al processo di cambiamento, al rinnovamento anche generazionale, alla capacità di ridefinire e dare un significato coerente con il Patto della Salute: in questo senso, andrebbe forse riletta storicamente la vicenda della farmacia ospedaliera che negli anni Settanta rischiava di non avere più un proprio ruolo professionale, in quanto l'acquisto e la pura distribuzione ai reparti, potevano essere surrogati dagli economi e da altre figure professionali, con costi più competitivi.
In quella dimensione la farmacia ospedaliera aveva smesso di esprimere una propria specifica professionalità, non delegabile ad altre figure.
In quella fase storica, è nata e si è sviluppata in Italia la farmacia clinica e oggi nessuno si immagina di contestare l'essenzialità e la professionalità intrinseca e non surrogabile della farmacia all'interno della struttura ospedaliera e dei servizi farmaceutici territoriali.
Lo stesso processo di trasformazione è necessario che intervenga per la rete delle farmacie aperte al pubblico.

Su tutto questo pesa fortemente il Disegno di Legge sulla Concorrenza, in fase di discussione in Parlamento, che nel mantenere l'esclusività della dispensazione in farmacia dei farmaci di fascia C con obbligo di prescrizione medica (C/RR - fino a quando?) prevede la possibilità di istituzione delle cosiddette catene delle farmacie.

Molti esperti del settore ritengono che questa norma del Ddl potrebbe modificare radicalmente l'assetto attuale delle farmacie private e pubbliche, non escludendo che la grande catena potrebbe avere sulla rete delle farmacie, nel contesto territoriale, lo stesso effetto che hanno avuto gli ipermercati sulla rete degli esercizi commerciali, realizzando una economia di scala e una integrazione verticale.

Proprio per questo è necessario definire una nuova piattaforma professionale della Farmacia come strumento per dare un futuro qualificato alla professione, evitando la progressiva deriva e marginalità professionale e sociale.

Dott. Nello Martini
Direttore Generale Drugs & Health srl