Turrin (Ufl), lo spauracchio Ddl concorrenza ha incentivato a fare di più
20/12/2016

Ingresso del capitale, come vi comporterete al riguardo?
Lo spauracchio del Ddl concorrenza ha incentivato la categoria a fare di più, è una categoria che ha una capacità di cambiamento veloce. Al momento per fronteggiare l'eventuale aumento di catene Unifarm, che è il nostro riferimento, ha messo in piedi la rete "Unilife" che, al di là di quello che le altre reti possono fare sul territorio, ha come elemento strategico un'idea della professione che si esplica nell'obbligatorietà di aderire a dei percorsi formativi. Gli aderenti alla rete hanno l'obbligo e il piacere di far partecipare almeno il 50% dei laureati a un percorso di farmacia clinica. I corsi formano i farmacisti su dei protocolli, figli di linee guida internazionali, la cui applicazione consente di avere un approccio univoco alle problematiche. Oltre a migliorare l'appeal commerciale, le socie migliorano anche il range di offerta di servizi per la salute.
La strategia aziendale. Nel breve periodo come vi muoverete?
Come Ufl, essere entrarti a fare parte di Unifarm ci consente di avere una proposta sempre più adeguata alle necessità che cambiano continuamente. Il gruppo non fa solo il distributore classico e si è diversificato molto negli anni: Unifarm possiede una società che si occupa di produzione conto terzi di miscele effervescenti e di prodotti orosolubili, quindi siamo dei terzisti con i fiocchi. Inoltre il gruppo Unifarm è proprietario del marchio di latte per bambini più venduto in Italia nel canale farmacia. Abbiamo la finanziaria, una parte di una società che fa software per la gestione e la somministrazione sicura dei farmaci al capezzale del malato. Tra le altre iniziative c'è poi lo sviluppo di un sistema di riordino automatico dei medicinali senza operatore. Già attivo nelle farmacie comunali di Treviso, il sistema adesso è accessibile a tutte le farmacie facenti parte della rete e in Liguria l'esordio nella prima farmacia è previsto per il 2017. L'obiettivo di Ufl è proprio quello di sviluppare la rete e fornire servizi sempre più qualificati e innovativi. Ad esempio, tra i servizi che offrono gli associati c'è la realizzazione di test genetici e di altro tipo: a breve in outsuourcing saremo anche in grado di fornire test dell'acqua, degli alimenti ecc.
Applicate le stesse condizioni commerciali a tutti i soci?
I soci sono trattati tutti allo stesso modo in rapporto alla fedeltà nei confronti dell'azienda: abbiamo anche soci fedeli al 100%. La vera forza sta nella fedeltà del socio.
Credete in una centrale di sistema?
Assolutamente sì e proprio per questo motivo Unifarm ha scelto me per rappresentare la società all'interno del direttivo di FederfarmaCo, la centrale italiana della quale oggi, insieme al presidente Cef Vittorino Losio, sono vicepresidente.
Quali sono i costi più importanti?
Il personale e i trasporti.
Qual è la peculiarità della vostra associazione?
Un'attenzione quasi familiare sia verso i soci, che sono molto coinvolti, che verso i clienti. Le società di farmacisti sono l'espressione dei bisogni della proprietà che è azionariato diffuso, per questo motivo facciamo ancora quattro consegne al giorno in farmacia. E' vero anche che, su questo fronte, bisognerebbe cominciare a stimolare un cambiamento culturale perché con gli strumenti che abbiamo oggi a disposizione, come gli algoritmi che ti permettono di riordinare in automatico, si potrebbero risparmiare soldi da reinvestire in altri servizi. Dal punto di vista del cliente l'attenzione delle associate ben si esplica nel tipo di servizi che offriamo. Ad esempio, in caso di emergenza, nel giro di 24 ore, su richiesta, possiamo portare a casa del paziente un letto, montarlo e lasciarglielo a noleggio fino a quando necessario.
Una cooperativa può diventare europea? Avete mai pensato a possibili alleanze con altre nazioni?
Non ci sono preclusioni e ci sono modelli in altre aree europee che lasciano pensare che questa cosa si possa sviluppare un domani. Al momento credo che la prima vera frontiera sia scremare in Italia il numero di società che si occupano di distribuzione. Gli attori nella distribuzione sono troppi e per far sì che queste aziende si incamminino bene ci vogliono elevati fatturati. Bisognerebbe lavorare sempre di più in sharing: ci sono troppe sigle che agiscono sulle stesse tratte e usano reti diverse, mentre ci vorrebbe una rete unica a cui afferiscono più sigle, così si risparmierebbe. Bisogna partire dall'Italia per riuscire a fare ragionamenti più ampi. Attualmente Francia e Germania qualcosa hanno già cominciato a fare, comunque se arriva il capitale queste aggregazioni saranno sicuramente velocizzate.