Mirone: più aggregazione e integrazione verticale in difesa dei valori della farmacia
28/03/2017

Sul fronte delle farmacie, «i messaggi che valevano all'inizio del percorso e valgono ancora adesso sono che il farmacista è chiamato a fare delle scelte. Guardando al futuro, ci sarà sempre di più un forte legame di appartenenza tra la farmacia e la distribuzione. E in questo senso credo che sia opportuno identificare un modello di cooperativa di partenza, riconoscersi e poi seguirlo e sostenerlo, in piena autonomia e indipendenza». Ma «riconoscersi in un gruppo per noi significa anche pensare e fare insieme progetti e attività, governare i processi di realizzazione dell'identità stessa, perché vogliamo essere ancora protagonisti del nostro futuro».
Nel concreto, «tanti sono gli strumenti che abbiamo messo a disposizione come centrale di sistema: per esempio abbiamo fatto sempre più dei prodotti a marchio un elemento di riconoscimento. La linea Profar oggi conta 220 referenze a listino e 10 milioni di euro di fatturato (ex factory). Sempre nella direzione del riconoscimento, abbiamo potenziato strumenti quali il category management realizzato da Federfarma.Co - declinato dalle singole realtà - che conta oggi 3500 farmacie allestite. Grande importanza poi è stata data alla formazione, con lo sviluppo, sotto la guida di Fofi, di processi di aderenza terapeutica, in più regioni».
Ma, conclude Mirone, «allo stato attuale lo scenario è ancora frammentato: i distributori sono ancora troppi. È vero, stiamo creando qualcosa, ma ricordiamoci un dato incontrovertibile: la rete non si cala dall'alto, si costruisce e progetta dal basso, è frutto di educazione e cultura. Insieme bisogna adoperarsi in questa direzione, perché questa è l'unica risposta a ingresso capitale nel nostro mondo».