Screening colon retto, la promozione e l'esistenza di programmi sul territorio migliora l'adesione
11/09/2024
La copertura nazionale dello screening colorettale in Italia resta ancora piuttosto bassa. La gran parte di chi si è sottoposto al test, lo ha fatto nell'ambito di programmi organizzati dalle Asl (38%), mentre un'adesione su base spontanea è ancora poco frequente (quasi 8%). Dal 2010, non a caso, la copertura totale è andata aumentando significativamente in tutto il Paese, grazie soprattutto all'incremento dell'offerta dei programmi - alcuni dei quali hanno coinvolto la rete delle farmacie e della distribuzione intermedia.
Sono questi alcuni dei risultati dell'Indagine PASSI 2022-23 sugli screening oncologici, recentemente diffusi.In particolare, nel biennio in esame il 46% degli intervistati nella fascia di età 50-69 anni riferisce di aver eseguito uno degli esami per la diagnosi precoce dei tumori colorettali a scopo preventivo nei tempi e modi raccomandati dalle linee guida nazionali e internazionali (ricerca del sangue occulto fecale negli ultimi due anni oppure colonscopia/rettosigmoidoscopia negli ultimi cinque anni). Va detto che l'emergenza sanitaria continua a pesare: se nel 2020 la copertura dello screening colorettale, come è accaduto per gli altri screening oncologici, ha subito una significativa frenata, nel 2022 sembra tornare a crescere, rimanendo tuttavia, nel 2023, ancora lontana dai valori pre-pandemia. A emergere, inoltre, è una forte variabilità territoriale: nelle Regioni meridionali la quota di persone che si sottopone allo screening non raggiunge il 28%, valore che quasi raddoppia nelle Regioni centrali, fino a raggiungere il 67% fra i residenti nel Nord Italia.Tra i test preventivi, il più utilizzato è quello per la ricerca del Sangue occulto nelle feci (Sof). Nel biennio 2022-2023 il 40% degli intervistati tra i 50 e i 69 anni di età riferisce di averlo effettuato nei due anni precedenti l'intervista. È più frequente che a questo esame si sottopongano persone più avanti con l'età (60-69 anni), i cittadini italiani rispetto agli stranieri e le persone economicamente più avvantaggiate o più istruite, mentre non si registra una differenza di genere significativa.
Il gradiente geografico conferma le Regioni meridionali come le più svantaggiate in quanto solo il 22% della popolazione target residente nel Sud Italia dichiara di essersi sottoposto al test (vs 61% dei residenti nel Nord Italia), ma l'evoluzione temporale mostra un aumento significativo in tutto il Paese (almeno fino a prima della pandemia).Nel biennio 2021-2022, a ogni modo, il 66% della popolazione target riferisce di essere stato raggiunto da un qualche intervento di promozione dello screening (lettera della Asl, consiglio di un operatore sanitario), la cui efficacia cresce all'aumentare del numero di input ricevuti, raggiungendo il massimo con la combinazione di tutti gli interventi. Al contrario, l'adesione allo screening è pressoché nulla tra le persone non raggiunte da alcun intervento di promozione (4%).