Payback dispositivi medici, la Regione Emilia-Romagna chiede pagamento alle imprese. Comparto a rischio?

29/01/2025


L'annosa questione del payback per i dispositivi medici, relativa al periodo 2025-2018 torna di grande attualità. Come è noto la Corte Costituzionale si è pronunciata, nel luglio scorso, con due diverse sentenze, sulla liceità di tale procedura, affermando che chiedere alle imprese del settore un contributo, nella misura del 48%, in caso di sforamento del budget previsto, è in linea con l'art 41 della Costituzione.

Ora però dalle parole si passa ai fatti: la Regione Emilia-Romagna chiede, per prima, alle imprese il pagamento entro trenta giorni della quota di payback che le spetta. Immediata la reazione di Confindustria Dispositivi medici, che, in una nota ufficiale, riporta la posizione del presidente Nicola Barni: «La richiesta di pagamento immediato del payback da parte dell'Emilia-Romagna mette in grave difficoltà le imprese dei dispositivi medici, molte delle quali a rischio chiusura. Facciamo appello a Governo e Regioni affinché non seguano l'esempio con altri provvedimenti regionali simili sul payback: sarebbero migliaia i ricorsi al Tar, col rischio di provocare conseguenze devastanti per l'intero settore, ma anche per i bilanci regionali e per il tribunale amministrativo, generando un caos senza precedenti. Per questo, abbiamo inviato oggi una lettera alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ai ministeri competenti, alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome e alla Presidenza del Consiglio per scongiurare che altre regioni replichino la richiesta dell'Emilia-Romagna e si attenda la prima udienza di merito del Tar del Lazio prevista per il prossimo 25 febbraio». 

Va ricordato che da tempo l'associazione industriale invoca l'intervento del governo per sanare una situazione che metterebbe a repentaglio l'esistenza di molte aziende del comparto. Un intervento che si sperava venisse contemplato nell'ultima legge di Bilancio. Cosa che non è avvenuta. Il vero quesito è: se alle Regioni quelle risorse (alcuni miliardi di euro in tutto) non arrivano dalle imprese produttrici di dispositivi medici da chi possono arrivare? Dallo Stato? Difficile, viste le perenni ristrettezze di bilancio.

Ora Barni torna sul tema: «Le imprese del settore si trovano a fronteggiare non solo un ulteriore aggravio di costi legati a nuovi ricorsi amministrativi, ma soprattutto il rischio concreto di chiusura per molte piccole e medie realtà. Apprendiamo con favore l'appello della Regione Emilia-Romagna alla cancellazione immediata di questa assurda legge e proprio per questo motivo fatichiamo a comprendere come questa Regione abbia potuto attuare tale provvedimento senza attendere il Tar del Lazio, quando sul suo territorio vivono centinaia di imprese dei dispositivi medici che rappresentano un indotto fondamentale che genera benessere economico per il territorio. Siamo di fronte a un tessuto produttivo variegato e altamente specializzato, che rischia di scomparire con la permanenza strutturale del payback. Continueremo a batterci in tutte le sedi opportune per tutelare il settore e garantire cure di qualità ai cittadini. È in gioco il futuro di centinaia di aziende, il lavoro di migliaia di persone e, soprattutto, la salute di tutti».