Convention Federfarma Servizi, un appello all'unità

09/12/2024


La convention di quest'anno, tenutasi a Roma, è particolarmente importante perché coincide con la discussione in sede parlamentare di una legge di Bilancio che prevede, all'art. 57, l'aumento del margine, per la distribuzione intermedia, nella misura dello 0,65%, oltre a un contributo aggiuntivo di 5 centesimi euro per ogni confezione di farmaco di classe A distribuita, con un limite massimo di 50 milioni di euro per gli anni 2026 e 2027. Misure che il comparto richiede da tempo agli interlocutori istituzionali e che alla fine hanno trovato ascolto, suscitando però il dissenso delle associazioni industriali, che hanno visto ridurre invece la propria quota di spettanza sul prezzo al pubblico del farmaco. 

Una visione di insieme
Il quadro delineato da Michele Palumbo e Martina Cozzoni, docenti alla Cattolica di Roma, è molto chiaro. Ormai da anni la distribuzione intermedia del farmaco deve affrontare una progressiva perdita di redditività. Percorso iniziato con Legge 22/2010 che riduceva la quota di spettanza al 3% sul prezzo al pubblico del farmaco. Ma sono stati gli ultimi anni - caratterizzati da una particolare congiuntura internazionale - a far segnare aumenti generalizzati:  costo del denaro (+163% nel 2023), carburante (+23% nel 2022), energia elettrica (+59% nel 2022), senza contare i canoni di locazione e il costo della manodopera, anch'essi in crescita. Negli anni, fanno notare i ricercatori, si è assistito a un processo di concentrazione delle imprese del comparto, siano esse cooperative di farmacisti o società private: i primi otto operatori coprono il 60% circa del fatturato complessivo, ma i margini continuano a erodersi.  

A rappresentare il Mef alla convention un tecnico, Angela Adduce, dell'Ispettorato generale per la spesa sociale, e un politico, la sottosegretaria Lucia Albano. Entrambe confermano la massima attenzione del Ministero verso la filiera del farmaco nel suo complesso e, più in generale, lo sforzo del governo in carica per finanziare la sanità pubblica.

Il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, da parte sua, considera che quella tra i vari componenti la filiera del farmaco, che si contendono le quote di spettanza, rischia di diventare una «guerra tra poveri». Occorrono molte più risorse da iniettare nel sistema, anche a costo di scelte politiche non facili o impopolari. 

Un dibattito acceso
Molto franco e acceso il dibattito che tra gli attori della filiera.
«Si parla tanto di sistema salute ma in realtà, se parliamo di filiera del farmaco, non c'è sistema tra industria, distribuzione intermedia e farmacie. Lo dimostrano anche le recenti dichiarazioni del presidente di Farmindustria Marcello Cattani, al quale vogliamo ricordare che anche la produzione di qualità perde efficacia senza una distribuzione intermedia efficiente. Plaudiamo al governo che ha deciso finalmente di sostenere la nostra attività con le misure previste in legge di Bilancio. Noi continueremo a fare la nostra parte, speriamo che lo stesso facciano tutte le componenti della filiera», è la premessa del presidente Antonello Mirone. Quello che invoca è una maggiore coesione tra i vari attori della filiera, che concorrono a fornire un servizio pubblico essenziale, a garanzia della salute collettiva, e in particolare dell'art. 32 della Costituzione. 
 
Salvatore Butti, vice presidente di Egualia, porta la posizione della associazione industriale: «Noi riconosciamo che esiste un rischio sostenibilità per il comparto della distribuzione intermedia, che consideriamo essenziale, ma non crediamo che le misure varate dal governo siano la soluzione. Tra l'altro non c'è stato alcun confronto preliminare con il governo stesso riguardo alle norme da includere nella legge di Bilancio. Servirebbe un tavolo tecnico nel quale si cerchi di trovare soluzioni condivise». Ricorda inoltre Butti che i produttori di farmaci generici hanno visto negli ultimi anni ridursi i margini ai minimi termini e che il provvedimento in questione ne comporta una ulteriore contrazione.
  
La chiusura è di Mirone, secondo il quale «non c'è più tempo per tavoli tecnici e le norme varate dal governo rappresentano un segnale di attenzione a lungo atteso e molto importante. Si può anche aprire, in prospettiva, la discussione su una remunerazione che prescinda dal prezzo al pubblico, ma la cosa non è fattibile in tempi brevi».