Mirone: che sia rispettata la quota del 3,65% prevista nella legge di Bilancio
26/02/2025

«Siamo informati del fatto che alcuni fornitori non applicano la quota di spettanza riservata alla distribuzione intermedia nella misura del 3,65% sul prezzo del farmaco, come previsto dall'ultima legge di Bilancio. Si tratta di scelte di carattere politico che non rispettano la normativa vigente».
Il presidente di Federfarma Servizi Antonello Mirone denuncia con amarezza il verificarsi, nella prassi quotidiana di distribuzione del farmaco, di eventi che danneggiano la credibilità della filiera. «Il nostro comparto ha sempre operato», sottolinea, «per la sostenibilità complessiva di un settore delicato come quello della distribuzione dei farmaci. Lo 0,65% in più assegnato in legge di Bilancio alla distribuzione intermedia veniva incontro alle aziende del nostro comparto che si trovavano in difficoltà e quindi ci aspettavamo maggiore solidarietà da parte dell'industria. Cosa che in alcuni casi non sta avvenendo». Ma il dettato di legge è molto chiaro e nei confronti delle aziende che non lo rispettano Federfarma Servizi è intenzionata a muoversi in tutte le sedi opportune: «Abbiamo fortemente atteso questo provvedimento e ci dispiace che alcuni soggetti del nostro mondo, con i quali pensavamo di fare gioco di squadra, non lo stiano applicando in modo adeguato. Voglio anche aggiungere che in Italia la percentuale di vendite dirette praticate dalle aziende è molto più alta che in altri Paesi europei e quindi queste misure a favore della distribuzione intermedia hanno minore efficacia che altrove».
Infine Mirone ricorda che nella citata legge di Bilancio è presente, oltre al noto 0,65%, una misura che invece va a favore dell'industria e in particolare dei produttori di farmaci generici: per gli anni 2026 e 2027, le aziende farmaceutiche riceveranno una quota aggiuntiva di 0,05 euro per ogni confezione di farmaco di classe A con prezzo al pubblico fino a 10 euro, distribuita alle farmacie territoriali, con un limite complessivo di 50 milioni di euro per ciascun anno. «Una ragione di più», conclude, «per esprimere tutte le nostre perplessità verso quelle aziende farmaceutiche che non si stanno attenendo alle norme in vigore».