Concorrenza, Federfarma Servizi aggiorna lo Statuto e apre a forme societarie che tutelino autonomia farmacia
10/09/2017
Il contesto è quello dettato dall'approvazione definitiva del cosiddetto Ddl concorrenza che porterà cambiamenti nell'intero mondo dell'assistenza farmaceutica. E proprio per garantire e mantenere capillarità e qualità del servizio, Federfarma Servizi ha modificato il suo Statuto e la direzione principale è quella di aprire a cooperative, società e consorzi che nella compagine societaria abbiano i farmacisti titolari come componente significativa - «maggioritaria o paritaria» - e non più esclusiva. Questo, spiega Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, «per salvaguardare in primo luogo il cittadino. Con l'approvazione del Ddl concorrenza si assisterà sempre più a forme di collaborazione tra il distributore intermedio, anche privato, e le farmacie. In questo contesto, l'obiettivo che ci poniamo, nella logica della tutela dell'assistenza farmaceutica al cittadino, è salvaguardare l'autonomia e l'indipendenza della farmacia, unico garante di un servizio di qualità, e favorire, tra le eventuali formule che prenderanno piede, un modello ibrido in cui la farmacia mantenga un ruolo attivo e autonomia decisionale e gestionale. Per questo, ci siamo dotati di uno strumento che permetta l'ingresso in Federfarma Servizi di soggetti in cui la titolarità non necessariamente sia al 100% in mano al farmacista titolare, ma si possano pensare a forme di partnership con un privato, tra cui il distributore intermedio, che garantiscano però la presenza significativa della farmacia e la sua autonomia». Si tratta quindi di un'apertura a formule «in cui ci sia un affiancamento del privato alla farmacia, senza comprendere, invece, formule spinte. Questo per favorire un modello in cui la farmacia continui a ricoprire un fondamentale ruolo decisionale e gestionale e in cui ci sia un giusto equilibrio e riconoscimento delle rispettive funzioni dei soggetti in campo. La nostra è una presa d'atto che le modifiche innescate dal pacchetto Concorrenza vedono e vedranno sempre più un cambiamento dello stesso ruolo del distributore intermedio verso una partnership con le farmacie che non sia più solo di fornitura di prodotti ma di un servizio di natura più complessa. Quello che abbiamo messo in campo allora è uno strumento per permettere alla farmacia di rimanere sul mercato e di continuare a essere autonoma e indipendente».
E, d'altra parte, con questa modifica, «ci poniamo anche l'obiettivo di evitare un processo di acquisizione delle farmacie che potrebbe generarsi nell'ambito delle previsioni del cosiddetto Ddl concorrenza», anche come «forma di tutela del cittadino: quello che vorremmo evitare sono forme di svilimento della rete territoriale che si potrebbero generare in una situazione di oligopolio di grossi gruppi, laddove la logica che si potrebbe affermare è più quella di una redditività di alcuni territori e presidi piuttosto che di servizio al cittadino».
«La modifica allo Statuto» aggiunge Roberto Pennacchio, vicepresidente di Federfarma Servizi «che ha visto un notevole tempismo, dal momento che è stata fatta quando ancora era imminente l'approvazione definitiva del Ddl concorrenza, è un atto dovuto. Come Federfarma Servizi, siamo da sempre attenti e pronti a cogliere uno scenario e un mercato che evolvono e a mettere in campo, di conseguenza, strumenti per permettere di governare al meglio il cambiamento. Questo in primo luogo in difesa di un servizio al cittadino di qualità, garantito da una farmacia autonoma, indipendente e in grado di mantenere capillarità sul territorio». «Dal momento che il pacchetto sulla concorrenza» è il commento di Claudio Falini, segretario di Federfarma Servizi «porterà, nel breve o nel lungo periodo, a inevitabili cambiamenti, l'unico modo per garantire il rispetto della nostra mission è quella di accogliere le trasformazioni che ci saranno nella proprietà delle farmacie, dando però una direzione al cambiamento stesso e favorendo una condivisione di principi. È fondamentale infatti che le società che fanno e faranno parte di Federfarma Servizi mantengano il controllo, maggioritario o paritario, da parte del farmacista titolare, cosicché l'assistenza al cittadino possa continuare a essere della qualità e universalità che conosciamo oggi». «Lo Statuto» aggiunge ancora Vito Novielli, consigliere di Federfarma Servizi, «è come la Costituzione, un vestito che necessita di essere adeguato al mutare del contesto. Ampliare la base di Federfarma Servizi a forme societarie miste è uno strumento che ci permette di allargare il consenso e soprattutto di condividere strategie comuni che hanno l'obiettivo di affermare e difendere una farmacia libera e indipendente. Obiettivo che si può realizzare facendo quadrato attorno a principi che da sempre ci contraddistinguono e che sono in primo luogo la difesa della pianta organica, del quorum, della capillarità del servizio al cittadino. Questa condivisione di principi è a nostro avviso l'elemento fondamentale e imprescindibile per un percorso unitario e un'azione efficace. Laddove gli interessi divergano, è giusto che ognuno segua la sua strada. Anche perché oligopoli di grandi catene rischiano di portare a una concentrazione anche delle farmacie sulla base di economie di scala e in nome della redditività».
A fronte della modifica sugli associati, aggiunge ancora Mirone, «chi può essere eletto nel Consiglio direttivo deve essere farmacista titolare. Questo perché non deve comunque mai venire meno il ruolo che il farmacista può portare nell'assistenza farmaceutica, alle farmacie e alla distribuzione. La distribuzione intermedia è a servizio delle farmacie - e in ultima analisi del cittadino - e questo legame va rimarcato e favorito».
Tra le altre modifiche che hanno interessato lo Statuto c'è l'introduzione del Consiglio dei delegati regionali: «L'esigenza» continua Mirone «deriva dalla presa d'atto di processi di aggregazione che hanno riguardato le nostre aziende, come tutto il mondo della distribuzione intermedia. Ci troviamo così di fronte a realtà che diventano sempre più importanti, per dimensioni e numeri, ma che però è necessario non perdano il contatto, indispensabile, con i territori a cui afferiscono. Questo punto è una ricchezza per il servizio e per le farmacie. Attraverso il consiglio dei delegati regionali - con un delegato per ogni regione - aziende che hanno una presenta interregionale, riescono a veder garantita la rappresentatività delle peculiarità e delle esigenze locali». Non a caso, sullo statuto si legge che «il Consiglio Direttivo nomina per ogni Regione uno oppure due delegati regionali di Federfarma Servizi che diventeranno membri del Consiglio dei delegati regionali. I delegati regionali, nell'ambito delle linee generali di indirizzo definite dal Consiglio direttivo, hanno il compito di rappresentare l'Associazione nei rapporti con le rappresentanze politiche e sindacali del territorio di ciascuna Regione nonché con gli enti pubblici che ivi hanno sede compresi gli enti locali territoriali. (...) I delegati regionali hanno altresì il compito di coordinamento territoriale tra le aziende associate del territorio e le iniziative nazionali promosse da Federfarma Servizi».
Infine, c'è anche il sistema elettorale che ha visto un aggiornamento «nella direzione» continua Mirone «di garantire una maggiore pluralità di voci e rappresentatività anche per le piccole aziende». «Il consiglio direttivo» si legge ancora «è composto da 6 a un massimo di 10 consiglieri eletti dall'Assemblea tra i delegati degli associati e da un consigliere che è di diritto il presidente di Federfarma o un suo delegato. In occasione dell'assemblea per la nomina dei consiglieri a seguito di scadenza del mandato del consiglio, ciascun associato può indicare per iscritto tanti delegati candidati alla carica di consigliere quanti sono i voti a questi spettanti a norma del precedente articolo 10 (ogni associato ha diritto a un voto qualora il totale dei propri soci non superi i 150, due qualora sia superiore a 150 e non superiore a 500 e tre qualora sia superiore a 500) e che devono essere farmacisti titolari di farmacia, con lettera indirizzata al presidente del consiglio uscente, pervenuta almeno cinque giorni lavorativi prima della data fissata per l'assemblea. Possono far parte del consiglio direttivo massimo due delegati per ciascun associato, fermo restando che i delegati di un singolo associato non possono essere in numeri tale da costituire la maggioranza dei consigliari in carica. Salvo diversa delibera dell'assemblea all'unanimità dei presenti, ciascun associato può votare un numero di candidati pari al numero dei consiglieri da eleggere. All'esito delle operazioni di voto sono proclamati eletti i candidati che abbiano ottenuto il maggior numero di voti».