Best Price, Ciciretti: benefici vanno valutati in una logica di lungo periodo che tutela la collettività

13/06/2022


Nell'ambito di transazioni economiche a guidare le decisioni e le strategie non deve essere la logica del breve periodo. Occorre valutare i benefici di lungo periodo considerando le ripercussioni sistemiche. È questo uno dei concetti messi in luce, in un intervento durante la VII Convention di Federfarma Servizi e FederFARMA.CO, da Rocco Ciciretti, professore presso la facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

«Qualsiasi fenomeno accada nel breve periodo, positivo o negativo che sia», spiega Ciciretti, «non impatta sulla sopravvivenza delle imprese. Un'impresa, per esempio, può conseguire profitti particolarmente elevati o decisamente ridotti per un periodo limitato di tempo senza che ci siano ricadute di lungo periodo sia per l'azienda stessa che per il sistema e/o la collettività. Quello che nel breve periodo viene percepito come un vantaggio, nel lungo periodo può diventare uno svantaggio». Come «nel caso della ricerca di profitti attraverso il meccanismo del Best Price. In molti casi queste logiche portano a una distorsione del sistema che potrebbe ridurre la concorrenza e la competitività e determinare fenomeni di concentrazione di mercato. In questi scenari, l'azienda che sopravvive di fatto si ritrova a poter decidere se vale la pena produrre/vendere un bene o un servizio, indipendentemente da quello che è il bisogno della collettività».

E questo vale anche nel comparto: «La logica del Best Price dovrebbe più opportunamente diventare un meccanismo legato ai volumi tra distributore e industria. Andrebbe, cioè, trasferito a un livello superiore rispetto alla singola farmacia, a una negoziazione del miglior prezzo in riferimento alla quantità movimentata, con benefici che si irradiano lungo tutta la filiera e a cascata poi sulla farmacia e la collettività. Questo è ancora più vero laddove la farmacia sia proprietaria/socia del distributore. Assicurare volumi e potere contrattuale al proprio distributore è lo strumento che permette di avere benefici di lungo periodo stabili nel tempo e sostenibili per la crescita».

Le ricadute di questa situazione sono per la collettività: «C'è, infatti, anche un tema di qualità: nel bene a qualità fissa, per esempio i farmaci, i requisiti di qualità sono stabiliti per legge, ma per i beni a qualità variabile lo standard è soggetto al mercato. In uno scenario in cui i profitti diminuiscono per tutti, in cui c'è meno concorrenza, il bene tende a subire una riduzione della qualità o comunque la qualità è decisa dal venditore e non dal compratore. Nel breve periodo difficilmente questa differenza viene percepita, ma nel lungo periodo sì. Anche in questo caso chi subisce i maggiori danni è la collettività. I servizi e i beni a qualità variabile ne sono un esempio: qui la marginalità per la farmacia è maggiore laddove la qualità venga mantenuta elevata. Trattandosi di prestazioni sanitarie è fondamentale non abbassare gli standard, e questo vale ancora di più per la farmacia quale vero presidio di prossimità del cittadino». È una questione di vocazione, ma anche di posizionamento: «Occorre tutelare proprio quella collettività a cui guarda la capillarità del servizio farmaceutico».