Crisi economica, farmacie e distributori in sofferenza. Ecco gli strumenti per gestire le difficoltà

26/04/2021


La crisi sanitaria in corso avrà ricadute economiche su tutto il tessuto produttivo del Paese e, anche il settore, già, in parte, in sofferenza, potrebbe avvertirne gli effetti. Alla luce di questo diventa ancora più importante per i titolari di farmacia una corretta gestione dell'impresa, in modo da poter intervenire tempestivamente in caso di crisi e di essere in grado di mantenere l'efficienza della struttura e quel modello di farmacia con funzione socio-sanitaria che sta alla base dell'alto gradimento nella popolazione.

A fare la riflessione a F-Online è l'Avv. Maria Grazia Sirna, componente della Commissione crisi di impresa presso il Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma, che è intervenuta anche all'interno del modulo dedicato alla "Distribuzione intermedia del farmaco", per la prima volta inserito, d'intesa con Federfarma Servizi, all'interno del master in Pharmacy Management organizzato da Altems - Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

«La crisi pandemica ha sicuramente accentuato fenomeni in corso e credo che, purtroppo, un po' in tutto il Paese, assisteremo, tra non molto, anche a un complessivo peggioramento economico dovuto al fatto che le risorse finanziarie scarseggiano in tanti comparti», ha spiegato Sirna. «Segnali di sofferenza, oggi, ancor più che in passato, stanno attraversando, tra gli altri, anche il settore della distribuzione intermedia e quello delle farmacie. In questo contesto diventa ancora più urgente mantenere un alto livello di attenzione, soprattutto alla luce dei grandi cambiamenti, come quelli innescati dalla legge Concorrenza, che hanno determinato l'ingresso di capitali e catene nel comparto. La visione e il principio che, nonostante una eventuale crisi, va tutelato è che la farmacia di comunità è, in primo luogo, un riferimento essenziale, quasi un ricovero affettivo, che fa parte della dinamica sociale di un territorio. Tale modello è ciò che conferisce al comparto valore, sia in termini di gradimento da parte della popolazione, sia per il Servizio sanitario. Se, oggi, infatti, i presidi possono diventare punti vaccinali sul territorio e somministrare il vaccino anti-Covid è proprio grazie a questa impostazione professionale. Capitali e catene, invero, tendono a introdurre all'interno del sistema logiche, valori e dinamiche altre rispetto a quelle più tipiche della farmacia che conosciamo».

Proprio per questo, «se il farmacista titolare non può più fare a meno di adeguarsi a una realtà produttiva mutata rispetto a qualche anno fa, al contempo deve avere chiaro che la visione di farmacia va mantenuta, pur in una differente e più consapevole gestione aziendale».

Ma che cosa significa nel concreto adeguarsi ai cambiamenti? «Quella che va attenzionata è la redditività della farmacia. Occorre, cioè, iniziare a fare impresa a 360°, passare da una logica gestionale di tipo familiare a una impostazione imprenditoriale, che mantenga vivo l'approccio professionale. Faccio un esempio: è chiaro che società in nome collettivo o ditte individuali, come spesso sono le farmacie, non sono obbligate a tenere le scritture contabili, ma è ormai diventato inevitabile, per mantenere in salute la propria impresa, assicurare una corretta gestione contabile e dei flussi di cassa. Questo significa, in primo luogo, allontanarsi da una gestione "familiare" piuttosto che aziendale delle risorse economiche a disposizione, dando priorità all'impiego delle stesse per scopi funzionali esclusivamente per l'azienda».

Così come un'altra riflessione va fatta «rispetto alla componente debitoria: contrarre obbligazioni nel corso della vita aziendale è normale e fisiologico, ma occorre assolvervi con costanza e regolarità. Il debito, cioè, va tenuto sotto controllo, altrimenti tende a crescere fino a che subentra un'incapacità di adempiere agli obblighi che diventa irrimediabile». Il riferimento è anche «a una tendenza a dilatare la parte debitoria, in particolare verso la distribuzione intermedia».

Come visto, «le buone pratiche di cui ho parlato, da un lato, permettono di fare impresa in maniera consapevole, con cognizione delle risorse e degli strumenti a disposizione, e, dall'altro, in caso di crisi, premettono di affrontarla e superarla, ricorrendo, all'occorrenza, a professionisti. Infatti, anche per poter elaborare una strategia di ripresa e programmare eventualmente l'accesso a strumenti di risanamento - quali possono essere gli accordi di ristrutturazione, il sovra-indebitamento, il concordato preventivo - è necessario che i documenti e la gestione contabile siano in ordine. Altrimenti, si va verso un fallimento annunciato».