Giovani farmacisti, Carosio (Fenagifar): digitale e cronicità saranno le chiavi del futuro

26/10/2020


Intercettare le esigenze e criticità dei giovani farmacisti, potenziare le possibilità di partecipazione e coinvolgimento, ma anche favorire le sinergie con le altre professioni e mettere a disposizioni strumenti per costruire network sul territorio. Sono queste alcune delle direttrici al centro dell'attività di Fenagifar per i prossimi mesi. Ce ne parla Carolina Carosio, neo presidente, che a F-online racconta anche il contributo che può arrivare dai giovani farmacisti nella emergenza sanitaria.


Possiamo ricapitolare i punti principali del programma del triennio?

L'attività per il prossimo periodo sarà incentrata attorno a tre parole chiave: condivisione, unione e inclusione. L'intento è di elaborare una visione condivisa e dare voce alla base, fornendo strumenti alle associazioni locali, che siano semplici e applicabili, per allargare la partecipazione e coinvolgere il più possibile i giovani farmacisti non ancora entrati in contatto con la nostra struttura. Occorre, a mio parere, creare le condizioni per permettere a tutti i giovani farmacisti di dare il proprio contributo. Al contempo, un'altra direttrice fondamentale su cui intendiamo lavorare e che è emersa con forza durante la fase di emergenza sanitaria è la comunicazione. Da farmacista territoriale posso dire che questo è uno degli aspetti più difficili da realizzare, sia tra colleghi sia, soprattutto, verso i cittadini. Da un lato, proprio nella crisi che abbiamo vissuto, è emersa con ancora più evidenza la necessità per i colleghi di essere informati e, soprattutto, di avere a disposizione modalità sistematiche di scambio di esperienze, riflessioni, dubbi ma anche di condivisione del vissuto. Dall'altro, abbiamo testato con mano quanto sia indispensabile operare in sinergia, non solo all'interno della categoria, ma soprattutto con gli altri attori dell'assistenza e le altre professioni.


In che termini?

Dialogare e confrontarci con gli altri professionisti della salute, scambiare il sapere, condividendo quanto può reciprocamente essere utile per fornire un'assistenza di qualità al paziente, sono tutti aspetti di grande importanza e su cui intendiamo lavorare a stretto giro. In questa direzione, per approfondire le sinergie, diventa anche fondamentale essere in grado di dare indicazioni univoche e chiare ai farmacisti, tramite per esempio Linee guida, per favorire un approccio omogeneo e validato.
Per il resto, abbiamo cercato di agire sulla formazione, quanto mai imprescindibile per un servizio di qualità, cercando di dare risposta alle difficoltà del momento in relazione agli eventi residenziali attraverso una progettualità federale che si sviluppasse mediante webinar o eventi in modalità a distanza. Non è poi mancato lo spazio al confronto e al dialogo con le associazioni e le fondazioni sanitarie, come nel progetto che abbiamo avviato con la Fondazione Veronesi.

In che modo coinvolgere i giovani?

Un primo aspetto è sicuramente quello di riuscire a capire e intercettare le esigenze e le criticità che i giovani farmacisti vivono sul territorio. Credo che, soprattutto oggi, sia fondamentale essere interpreti di un sentimento che rappresenti tutti. Alla luce di questo, lo strumento delle indagini territoriali può sicuramente essere utile, sia a livello centrale, sia per le varie associazioni locali. Nostro intento è spingere il più possibile i giovani al confronto, a essere proattivi, a farsi avanti per far conoscere le difficoltà o per veicolare nuove idee, ma anche a mettersi in gioco. Coinvolgere di più i giovani farmacisti è un obiettivo che ci poniamo come associazione, ma è anche, a mio parere, una sfida di sistema, dell'intera categoria. Dai giovani può arrivare un importante contributo per l'evoluzione della professione e della farmacia e lo abbiamo visto anche durante le fasi più critiche della emergenza.


In che cosa consiste questo contributo, secondo lei?

I giovani, più di altre generazioni, hanno dimestichezza con il digitale e grande familiarità con certi tipi di comunicazione. Questo asset diventa particolarmente rilevante in un momento in cui si sta cercando di mettere in rete le diverse figure assistenziali sul territorio. Sono certa che dai giovani possa arrivare un contributo in termini di sapere e un approccio differente alle problematiche e alla professione, così come una iniezione di idee innovative.


Quali sono le principali criticità che stanno vivendo la farmacia e i giovani farmacisti?

La farmacia è in continua evoluzione e, inevitabilmente, questo può tradursi in una difficoltà per il farmacista che esce dall'università nell'inserimento nel mondo del lavoro. Il farmacista si ritrova a confrontarsi con uno scenario professionale che può essere diverso da quanto studiato. Sicuramente la proposta formativa che via via viene messa a disposizione da parte nostra è di aiuto, ma, come ho detto prima, occorre essere sempre più pronti a mettersi in gioco. La capacità di adattamento è una caratteristica della nostra professione che nel tempo ha sempre dimostrato di avere. Ma, in questo, la partecipazione, la condivisione e il confronto di cui ho parlato potranno essere un aiuto.

Quali competenze è chiamato a sviluppare maggiormente il giovane farmacista?

Oltre a tutto l'ambito del digitale, a cui ho fatto cenno, c'è il grande tema della cronicità. Soprattutto in questa crisi, molti pazienti si sono ritrovati senza punti di riferimento assistenziali. Il farmacista che voglia essere al passo con i tempi non può ormai prescindere dall'essere una figura di educazione sanitaria, dall'avere un ruolo determinante nella presa in carico del paziente e nella gestione della cronicità. Credo che proprio dall'emergenza sanitaria, che purtroppo ha portato un carico di dolore alla popolazione e al Paese, emergerà un farmacista ancora più pronto a rispondere ai bisogni assistenziali dei cittadini.