Mascherine, parte in Toscana distribuzione gratuita in farmacia

20/04/2020


È partita la distribuzione gratuita di mascherine - trenta al mese, in confezioni da cinque unità, per tutti i cittadini della Toscana di più di sei anni - attraverso le 1150 farmacie, pubbliche e private, del territorio. Una iniziativa funzionale all'obbligo di utilizzo mascherina sancito dalla Regione come misura di riduzione del rischio di contagio, e che, come si legge nell'Accordo tra Regione, Federfarma e Cispel Toscana, data l'eccezionalità dell'emergenza, «viene svolta senza percepire un compenso». A fare il punto a F-Online, Francesco Dinucci, referente regionale per la Toscana di Federfarma Servizi.

Si punta a distribuire 1,5 milioni di mascherine
Come si legge nella nota della Regione, «le mascherine in distribuzione saranno di due tipi: quelle in tessuto non tessuto prodotte in Toscana grazie al neonato "distretto delle protezioni" capace di garantire una produzione da un milione di pezzi ogni giorno e quelle chirurgiche standard acquistate da Estar, la centrale regionale, con una fornitura di 500 mila al giorno. A regime, la disponibilità quotidiana sarà di 1,5 milioni di mascherine», con la previsione di distribuirne ai residenti 5 a testa ad aprile e 30 a maggio, suddivise in confezioni da 5 unità. «Dopo aver consegnato oltre otto milioni di mascherine con la collaborazione dei Comuni, la Regione Toscana ha elaborato questo ulteriore step», che è stato strutturato mediante due accordi: «attraverso le farmacie convenzionate, pubbliche e private, sarà consegnato il quantitativo predefinito dietro presentazione della tessera sanitaria o del proprio codice fiscale»; mentre, sulla base del secondo accordo, si prevede il coinvolgimento delle «aziende della Gdo, con l'allestimento all'interno o all'esterno di ogni punto vendita di una postazione, attiva dalle 9 alle 16, gestita da dipendenti del Servizio sanitario regionale».

In farmacia la distribuzione è attraverso il sistema Dpc
Per quanto riguarda l'accordo con le farmacie, che prevede il coinvolgimento della distribuzione intermedia, come spiega Dinucci, «è stato scelto di tracciare l'erogazione, appoggiandosi al sistema Dpc e assegnando a ogni confezione un codice a barre univoco. In particolare, il sistema informativo regionale genera una ricetta per ogni residente al di sopra dei sei anni, con codice Nre. Quando il cittadino entra in farmacia, con la tessera sanitaria o il codice fiscale, ha la possibilità di scegliere se ritirare l'intera fornitura di sei confezioni oppure soltanto una parte, ritornando poi successivamente».

Il numero di confezioni «a disposizione delle farmacie è stato definito suddividendo i presidi in quattro cluster sulla base dell'indice di assorbimento delle ricette Dpc del mese di gennaio. Il numero predefinito di mascherine che dovranno essere presenti quotidianamente in farmacia sarà quindi di 60, 80, 100 e 120, in base al cluster di appartenenza. Man mano poi che le confezioni vengono dispensate, il sistema genera un ordine automatico di ripristino della scorta al grossista di riferimento della farmacia, pari alla quantità erogata».

Le criticità: timori di code fuori dalla farmacia
Le farmacie e «la distribuzione intermedia», è il commento di Dinucci, «come sempre, sono disponibili per le necessità e le richieste del Ssr e dei cittadini e anche, in questo caso, siamo pronti a fare la nostra parte e il nostro dovere, pur senza ricevere un compenso, consapevoli del particolare momento che la popolazione e il Paese stanno attraversando. Devo dire, tuttavia, che si tratta di una organizzazione logistica impegnativa, anche per i tempi stretti con cui ci siamo dovuti far trovare pronti. Peraltro, il sistema non è esente da criticità: innanzitutto, abbiamo il timore che i cittadini tenderanno a muoversi tutti insieme, non appena partirà il servizio, creando, di conseguenza, code all'ingresso della farmacia. Dati i piccoli quantitativi giornalieri a disposizione, c'è anche il rischio che le confezioni vengano esaurite in breve tempo, costringendo i residenti a dover tornare più volte. Anche il sistema individuato per calcolare lo stock iniziale delle farmacie, basato sulle ricette Dpc e non, per esempio, sulla dimensione del presidio o sul bacino di utenza, potrebbe creare ulteriori criticità, soprattutto perché ci pare poco rispondente a quelle che possano essere le esigenze del territorio».