Governance e cronicità: da sanità digitale la soluzione. Ma a che punto siamo?
28/01/2019
Governance e riduzione di costi e sprechi da un lato, cronicità dall'altro. Apparentemente sembrano due estremi che poco si conciliano, se è vero che proprio le patologie croniche, secondo i dati che emergono dal Piano Cronicità, rappresentano, nei paesi occidentali, l'80-85% dei costi sanitari e provocano circa l'86% dei morti. Con una aggravante: tra il 2000 e il 2014 l'aspettativa media di vita degli italiani eÌ passata da 79,8 a 83,2 anni, con un aumento di 3,4 anni. Ma contemporaneamente, l'età media di manifestazione delle malattie croniche eÌ scesa da 56,5 a 53,5 anni. Se prendesse piede, realmente, nelle varie regioni il piano della cronicità (la denuncia di Cittadinanzattiva di marzo 2018 ha rilevato come solo cinque amministrazioni lo abbiano recepito formalmente) sicuramente ci sarebbero dei miglioramenti. Ma tra queste due entità, oggi così distanti, c'è, in realtà, un filo di collegamento che potrebbe rappresentare la soluzione per entrambe e questo filo si chiama sanità digitale. La riflessione è stata al centro della puntata di Report del 17 dicembre di Michele Buono, dalla quale è partita, proprio sul tema, un'altra denuncia: il «fascicolo sanitario elettronico che tanto potrebbe essere utile alla sanità di fatto non c'eÌ, perché il Servizio sanitario italiano non eÌ digitalizzato nel suo insieme e non fa rete».
Un peccato, perché anche solo rendendo disponibile, pur su volontà del paziente, la storia clinica, «sarebbe possibile risparmiare ogni anno qualcosa come 6,8 miliardi per il sistema sanitario nazionale e anche circa 7,6 miliardi di produttività per i cittadini, derivanti da un miglior utilizzo del tempo». Il Ministero della Salute «un piano per la digitalizzazione lo ha e investe più di un miliardo l'anno in un sistema sanitario che peroÌ eÌ frammentato in 21 organizzazioni regionali». Ma senza una regia centrale e un sistema che sia davvero in rete, la digitalizzazione non può decollare. Oltre a questo poi c'è tutto il tema della telemedicina, delle visite a distanza, del monitoraggio. E proprio nel monitoraggio, domiciliare, e nella raccolta e analisi dei dati, c'è la chiave di tutto: avere a disposizione questi dati, connettere anche a distanza medico e paziente, tenere sotto controllo il decorso della patologia e l'aderenza alla terapia, significa «prevenire. E prevenire, si sa, è meglio che curare». Con un ritorno anche in termini di governance e risparmi. È vero che «i nostri anziani oggi non sanno molto di web, non sanno neanche collegarsi e ci sono magari anche zone che non sono coperte. Ma quelli di domani si troveranno sicuramente a loro agio e bisogna cominciare a pensarci oggi». Per farlo, però, «Governo e Regioni dovrebbero iniziare a parlarsi». Insomma, c'è tanto su cui riflettere. E siamo solo a inizio anno.