Devito (Mnlf): farmacisti diventino manager della salute

15/01/2018


La legge sulla Concorrenza ha posto molti interrogativi e da più parti si cerca di capire come cambierà lo scenario e quali possibilità si apriranno. F-Online è andata a sentire quali sono reazioni, preoccupazioni e prospettive tra i farmacisti, anche non titolari. A fare il punto, in questa prima puntata, Vincenzo Devito, presidente del Movimento nazionale dei liberi farmacisti, che parte da una riflessione pubblicata sul libro "Scenari Farmaceutici", curato da Giancarlo Esperti (Vecchiarelli Editore). «Lo scenario attuale» è la riflessione di Devito «vede un mercato del lavoro per i farmacisti non titolari fermo: le opportunità d'impiego non sono aumentate, anzi, per alcuni versi, negli ultimi anni, sono anche peggiorate e non a caso, per questo settore che ne era stato immune solo un quinquennio fa, ora si parla di disoccupazione. Ma, va detto, gli spazi lavorativi potenzialmente ci sono, a patto però che si modifichi radicalmente la visione prospettica, da parte di tutta la professione». La legge sulla Concorrenza, continua, «ha aperto scenari nuovi e imprevedibili. Probabilmente, per i farmacisti non titolari che lavoreranno all'interno delle multinazionali o delle catene che si andranno a costituire potrebbero aprirsi opportunità di lavoro e carriere sino ad oggi precluse. Ma quale sarà il bilancio, alla fine, tra le farmacie che inevitabilmente si troveranno in difficoltà e dovranno chiudere e il livello di occupati nella nuova realtà? Quale sarà il rapporto di lavoro che verrà instaurato tra le nuove catene di distribuzione del farmaco e i nuovi occupati? Punteranno alla qualità e ad una equa retribuzione economica o si adegueranno alla ideologia imperante in Italia per cui la conoscenza ha un valore estremamente relativo?». Mentre proprio nella conoscenza può esserci una chiave di volta per il futuro: «Si è tanto parlato di farmacia dei servizi e di assistenza alla continuità terapeutica. Entrambe encomiabili proposte che, però, si sono infrante con due particolari determinanti: i fondi disponibili e la mancanza di una visione strategica complessiva». E qui entra in gioco la conoscenza: «credo che sia una crescita professionale di spessore a creare l'opportunità per tutta la categoria di proporsi alle istituzioni con un peso "specifico" diverso».

Allo stato attuale, «per attuare quel cambiamento da tutti auspicato, almeno a parole, occorre innanzitutto che i protagonisti che tale cambiamento debbono realizzare abbiano tutti gli strumenti adatti. I professionisti che oggi operano nella distribuzione del farmaco e quell'università che prepara quelli di domani sono pronti? I direttori delle facoltà hanno provato a disegnare un nuovo percorso di studi e qualcosa di buono ne è venuto fuori, anche se un "pizzico" di coraggio in più sarebbe stato utile. Tuttavia, sempre più spesso le industrie e le aziende della distribuzione cercano all'estero farmacisti con professionalità specializzata, perché l'università italiana risulta carente proprio nelle aree innovative della professione». Ecco allora che «guardare a 360° a tutte le nuove opportunità potrebbe essere una delle chance». Per esempio «biotecnologie e studi clinici pre e post brevetto», ma anche «conoscenze gestionali e manageriali, sia con riferimento alle singole aziende, sia all'interno del sistema sanitario nazionale». E soprattutto «l'Health Technology Assessment, ovvero le conoscenze per l'approccio multidimensionale e multidisciplinare per l'analisi delle implicazioni medico-cliniche, sociali, organizzative, economiche, etiche e legali di una tecnologia - in questo caso i farmaci, ma non solo -, attraverso la valutazione di più dimensioni, quali l'efficacia, la sicurezza, i costi, l'impatto sociale - organizzativo, etc». Perché «aumentare il livello di qualificazione del laureato fornendo, al contempo, basi comuni di preparazione significa aprire nuove "frontiere" sino ad oggi precluse. A suggerirlo è anche un recente report della Royal Pharmaceutical Society, equivalente inglese della Fofi, che rimarca come un semplice dispensatore di farmaci non sarà abbastanza qualificato nell'odierna economia della condivisione e orientata sulle persone. Per questo l'invito è di trasformare la propria attività da semplici distributori di farmaci a manager della salute, combinando lo storico ruolo di esperto della farmacologia con un nuovo ruolo di professionista scientifico e tecnologico. È ora che le farmacie - e le parafarmacie aggiungiamo noi - diventino centri di consulenza farmacologia. Non appena la tecnologia e il modello organizzativo lo permetteranno, i farmacisti avranno l'opportunità di provvedere all'assistenza sanitaria di base per i pazienti con patologie minori, oppure fornire consulenza sanitaria. In questo modo le farmacie raggiungerebbero sostanzialmente lo stesso livello delle altre strutture sanitarie. Inoltre, come gli altri professionisti sanitari, anche i farmacisti dovranno essere in grado di garantire la loro assistenza nel luogo più idoneo per il paziente. Laddove la presenza del farmacista non sia possibile, troveranno spazio soluzioni come la telemedicina. Questo potrebbe aiutare i medici a fornire diagnosi in maniera più facile e agevole, magari anche in farmacia o negli esercizi di vicinato. Una rivoluzione copernicana che richiede tempo, ma che va impostata sin dall'inizio attraverso una conoscenza multidisciplinare che parte certamente dall'Università, ma anche dalle organizzazioni di categoria, purché si eviti di puntare solo ad un singolo segmento del cambiamento, ma si abbia ben chiaro l'intero progetto, valido per il futuro e non solo per sterili dibattiti».

Ma c'è un'ultima riflessione: «Specializzarsi non significa per forza seguire un corso; significa innanzitutto approfondire le proprie conoscenze, sapere, con una vocazione multitematica, prima degli altri. Annusare l'aria. Precedere l'evoluzione, prima che essa diventi patrimonio di tutti». Infine, Devito ricorda come nel «documento dell'Antitrust che ha fornito la base di discussione del Ddl concorrenza c'erano ben altre idee su come creare concorrenza in questo settore: le idee dell'Autorità sono da noi condivise da sempre; esse prevedono un confronto delle capacità, un confronto aperto delle conoscenze, prevedono che limiti e barriere vengano rimosse. Noi speriamo che nella prossima legislatura quelle idee siano riprese e possano concretizzarsi in una nuova legge che restituisca il diritto a tutti i farmacisti italiani di potersi esprimere liberamente nell'esercizio della propria professione».