Osservasalute: cronicità più precoce e aumenta comorbilità. Dubbi su tenuta

26/04/2017


Risultano in aumento nel nostro Paese malattie croniche, che riguardano quasi 4 italiani su 10 - pari a circa 23,6 milioni -, e multimorbilità, con uno scenario che rischia di mettere in crisi la sostenibilità del Ssn. Per questo, nel processo assistenziale l'auspicio è per «il passaggio da una logica di tipo prestazionale - in cui il paziente è seguito solo quando richiede attivamente assistenza - a una di presa in carico globale dell'individuo che non si interrompa alla fine di ogni visita e preveda un raccordo tra le varie figure. In questa prospettiva, sarà decisivo il ruolo dell'assistenza territoriale, da attuare attraverso l'implementazione di un efficace sistema di assistenza primaria». Sono queste alcune delle conclusioni contenute nel Rapporto Osservasalute 2016, pubblicato dall'Osservatorio nazionale sulla salute dell'Università cattolica di Roma. Da quanto emerge, «analizzando le principali patologie croniche - ipertensione arteriosa, ictus ischemico, malattie ischemiche del cuore, scompenso cardiaco congestizio, diabete mellito tipo 2, BPCO, asma bronchiale, osteoartrosi, disturbi tiroidei - nel 2015, il 23,7% dei pazienti adulti in carico alla Medicina Generale (249.887 pazienti su un totale di 1.054.376 soggetti) presentava contemporaneamente due o più condizioni croniche. Con un trend in preoccupante crescita, dal 21,9% del 2011 al 23,7% del 2015. Inoltre, nel 2015 il 72,1% delle persone con almeno 2 patologie croniche concomitanti risulta essere in politerapia farmacologica, ossia assume quotidianamente 5 o più farmaci differenti. I pazienti con multicronicità, nel 2015, hanno generato il 55% dei contatti (ovvero tutte le visite in ambulatorio che terminano con la registrazione di una diagnosi, di una prescrizione farmaceutica, di una indagine diagnostico-strumentale) con i Mmg». In questo quadro, si inserisce «una popolazione che è sempre più vecchia - oltre un italiano su cinque ha più di 65 anni - con una diminuzione di nascite sotto il tasso di sostituzione». E questo significa che «aumenta anche la prevalenza delle condizioni morbose di lunga durata». Ma il problema è che «complici i non sempre perfetti stili di vita e soprattutto la disparità di accesso ai servizi dei cittadini delle diverse Regioni» sottolinea Walter Ricciardi, Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Direttore dell'Osservatorio e Ordinario di Igiene all'Università Cattolica, «le malattie croniche colpiscono gli italiani a un'età sempre più precoce (determinati da fattori di rischio come il sovrappeso o la sedentarietà): il che significa che gli italiani dovranno convivere con queste patologie per un numero di anni sempre maggiore, con conseguente abbassamento della qualità della vita e costi sempre più insostenibili per il Ssn». Non a caso, si legge ancora nel rapporto, «la sostenibilità delle attuali condizioni di salute della popolazione si gioca sulla capacità del sistema di promuovere la salute attraverso efficaci interventi di prevenzione primaria e secondaria» mentre al contrario la prevenzione peggiora: «il quadro relativo agli stili di vita e ai comportamenti finalizzati alla prevenzione mettono in evidenza la necessità di investire di più su questa tipologia di interventi. I dati di incidenza di alcune patologie tumorali prevenibili palesano alcune criticità e prospettano un quadro preoccupante per il futuro in assenza di politiche efficaci». Anche «la prevenzione di secondo livello presenta un quadro di luci e ombre: in crescita la quota di coloro che aderiscono ai programmi di screening, mentre risulta in calo quella che si sottopone ai vaccini, soprattutto tra gli anziani». Da qui le conclusioni: «Le sfide che il Ssn dovrà affrontare sono di varia natura» spiega ancora Ricciardi «e riguardano da un lato l'efficienza della spesa, dall'altro l'esigenza di approntare politiche finalizzate a potenziare gli strumenti di prevenzione e a migliorare l'equità del sistema. Un passo importante è stato fatto, di recente, con l'approvazione dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza che definiscono con maggiore dettaglio le attività, i servizi e le prestazioni garantite ai cittadini dal Ssn. Il Decreto sui Livelli Essenziali di Assistenza rappresenta un primo passo verso la modernizzazione, con il quale si prende atto dell'evoluzione delle conoscenze e delle tecnologie, e nello stesso tempo si potenzia l'attività di prevenzione».