Carenze, dalla filiera europea otto principi per ridurre impatto e governare il fenomeno
27/02/2017
Minimizzare l'impatto della carenza dei farmaci sulla cura dei pazienti attraverso un miglioramento della gestione del fenomeno e aumentare la comprensione di entità e natura delle carenze. È questa la filosofia alla base della "Dichiarazione comune degli attori della supply chain sull'informazione e le carenze dei farmaci", le raccomandazioni che le sigle europee della filiera farmaceutica hanno approvato il primo febbraio con l'obiettivo di fornire linee guida da applicare a livello nazionale e di presentare alcune esperienze sperimentate nei vari paesi. Sottoscritto dopo due anni di lavoro da Aesgp (aziende di farmaci per automedicazione), Eahp (farmacisti ospedalieri), Eaepc (importatori paralleli), Efpia (aziende farmaceutiche), Eipg (farmacisti dell'industria), Girp (grossisti), Medicines for Europe (produttori di generici) e Pgeu (farmacisti europei), il documento focalizza otto principi base per implementare le modalità di raccolta di informazioni, sviluppare una maggiore capacità di diffusione e condivisione - in maniera trasparente - dei dati tra tutti gli attori della filiera e tra i pazienti, fornire strumenti alle istituzioni per fare fronte con tempestività alle situazioni di difficoltaÌ e ai professionisti sanitari per limitare l'impatto sugli assistiti.
Alla base, c'è la convinzione che sia necessaria un'azione a livello nazionale, in particolare per creare sistemi informativi affidabili ed efficienti, che si ispirino però a una visione europea. Primo punto delle raccomandazioni è la definizione di sospetta carenza che viene indicata come "l'incapacità di un farmacista, territoriale o ospedaliero, a seguito di cause indipendenti dalla sua volontà, di fornire un farmaco a un paziente per un certo lasso di tempo, per esempio 72 ore". L'attività di valutazione e reporting della sospetta carenza deve vedere il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera e laddove la carenza sia confermata si potrà decidere - da parte di un Comitato Carenze creato ad hoc dagli stakeholder - se renderla pubblica. Al secondo punto, c'è la fonte delle informazioni: il sistema informativo deve essere in grado di raccogliere le segnalazioni da parte di tutta la filiera, delle autorità, dei professionisti sanitari e dei pazienti. Anche il livello di accesso alle informazioni è importante (terzo principio): deve essere quanto più possibile libero, con un occhio di riguardo però a che le informazioni siano veritiere, solide e non soggette a distorsioni. Il contenuto delle informazioni è poi al centro del quarto principio: è necessario che il sistema informativo sia affidabile, aggiornato ed esaustivo, con un meccanismo di archiviazione per successive analisi. Tra le informazioni necessarie c'è l'identificazione del farmaco carente e, ove possibile, la causa e la possibile durata dell'indisponibilità.
A questo punto, il sistema informativo dovrà riportare le alternative disponibili, o in termini di generico o di alternativa terapeutica (quinto principio). Fondamentale è poi una cooperazione tra supply chain e Autorità pubblica, che riceve già segnalazioni da parte delle industrie inerenti problemi produttivi (sesto principio). Ma anche il diritto antitrust va tutelato: il settimo principio esorta i sistemi informativi nazionali a tenerne conto. Da ultimo c'è il Codice di condotta, un principio che nasce dalla considerazione che il fenomeno ha anche implicazioni di tipo etico. E tra le questioni che vi devono trovare posto «rimozione delle informazioni dal sistema, disponibilità pubblica delle informazioni, ritiro delle informazioni che possono avere effetti distorsivi o dannosi, assistenza reciproca per mitigare gli effetti delle carenze».