Point of care test: se fatti in farmacia aumentano capacità di screening. L'esperienza europea
25/10/2022

«I test di orientamento diagnostico, che prevedono il prelievo di campione biologico, come per esempio i tamponi, o di sangue capillare», ha spiegato Passarani, «sono una realtà che si sta affermando nelle farmacie di comunità, all'interno della Farmacia dei servizi, un po' in tutta Europa. Si tratta di una modalità atta a raggiungere il paziente in modo comodo e immediato, che sfrutta la prossimità della rete e l'accessibilità oraria del servizio. Le esperienze avviate nei vari Paesi ne stanno dimostrando il valore, in quanto hanno portato fasce di popolazione che prima non lo facevano a sottoporsi a screening». Una sperimentazione in Portogallo, per esempio, «ha messo in luce come la disponibilità di testing nelle farmacie di comunità abbia permesso di raggiungere la popolazione migrante, normalmente meno raggiunta dai servizi sanitari, e i giovani».
Anche su questi aspetti «si rileva un'ampia variabilità regionale, con Paesi dove le resistenze verso un utilizzo nelle farmacie di comunità sono forti, e Paesi in cui vi sono programmi di testing proprio in questo asset che sono rimborsati dal servizio sanitario». Per fare qualche esempio, «in Belgio i farmacisti possono proporre il test per la rilevazione dell'Hiv a pazienti specifici; in Svezia il servizio di orientamento diagnostico è attivo in modalità integrata: è il medico che indirizza il paziente alle farmacie per test rapidi relativi allo streptococco, alla proteina C reattiva, all'emoglobina, al glucosio. In Germania e Olanda si possono fare nelle farmacie test per la pressione, per la glicemia, per il colesterolo, anche se non rimborsati». In Portogallo, poi, «in via sperimentale sono stati avviate attività di testing dell'epatite C e B».