Covid-19, rete farmacie centrale in emergenza. Mirone: ora va sostenuta e integrata in Ssn

13/07/2020


Durante l'emergenza legata al Covid-19 la farmacia e la distribuzione intermedia hanno dimostrato tutto il loro valore, a sostegno dei cittadini e del Ssn. Guardando, tuttavia, alle esperienze che sono state portate avanti in altri Paesi Europei, quali per esempio Francia, Germania, Portogallo, a emergere è che sul fronte del sostegno pubblico e della reale integrazione e valorizzazione della rete nel sistema sanitario c'è ancora molto lavoro da fare. È questa la riflessione di Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, all'indomani dell'incontro di Secof, l'organismo di rappresentanza europea dei distributori intermedi del farmaco di esclusiva proprietà di farmacisti.

«Nel corso dell'ultimo appuntamento di Secof di fine giugno», spiega, «abbiamo fatto un punto sulle modalità attraverso cui la crisi sanitaria è stata gestita nei vari Paesi. Ne sono emersi tanti elementi comuni, a partire dalle problematiche che la rete delle farmacie e la filiera hanno dovuto affrontare e dalle soluzioni introdotte. Soprattutto nelle fasi iniziali, ci sono state un po' ovunque carenze di dispositivi di protezione e difficoltà di approvvigionamento di alcuni farmaci legati all'emergenza, ma, di contro, come misura di contenimento del contagio, abbiamo assistito a una valorizzazione della distribuzione dei prodotti ad alto costo, normalmente destinati agli ospedali, attraverso le farmacie del territorio. Rispetto al nostro Paese, quello che emerge, tuttavia, è una maggiore attenzione e valorizzazione da parte dello Stato della rete delle farmacie, che ha portato a sostenere, con diversi strumenti, il servizio offerto ai cittadini. In Francia, per esempio, la distribuzione delle mascherine è avvenuta per iniziativa dello Stato, che non solo ha provveduto a proteggere i farmacisti, ma ha rifornito gratuitamente, attraverso i presidi del territorio, alcune fasce della popolazione». Ma un aspetto che «mi ha molto colpito è il sostegno alla continuità del servizio di Paesi come Germania, Portogallo, ma anche Turchia». In particolare, «in queste aree è stato finanziato da parte dello Stato un servizio di sostituzione di farmacisti, che ha messo la rete delle farmacie nelle condizioni di poter ampliare l'orario di apertura, venendo così maggiormente incontro alle esigenze di contenimento di assembramenti e code, e di sostituire il personale in caso di contagio da Covid-19».

Resta da capire se la politica di supporto statale sia stata più incisiva nei Paesi dove la concorrenza e la liberalizzazione sono fenomeni marginali. «In realtà, il sostegno è stato indipendente dalla proprietà delle farmacie o dal grado di concorrenza, ma è collegato piuttosto al ruolo che all'assistenza farmaceutica viene attribuito all'interno delle politiche sanitarie. E questo è proprio un punto su cui è opportuno avviare una riflessione, soprattutto in un Paese come il nostro, che, quanto a capillarità e accessibilità della rete, non ha confronto». A emergere, allora, è la «necessità di portare aventi anche in Italia un lavoro di potenziamento e valorizzazione della rete delle farmacie e della distribuzione, che renda i nostri presidi meno marginali e li integri appieno nel Ssn».

Infine, un altro punto di interesse riguarda la maggiore tenuta dell'Italia rispetto alla problematica della disponibilità di farmaci: «Abbiamo fatto una analisi nei vari Paesi dei dati relativi alle carenze prima e durante la crisi. A emergere è che in Italia la problematica si è sentita meno, grazie anche ai modelli di cooperazione dei vari attori messi in campo dal nostro Paese, quali per esempio il Tavolo Tecnico sulle indisponibilità, nel quale siamo coinvolti. Anche questo credo sia un aspetto su cui occorre avviare una riflessione, nella direzione di potenziare ancora di più il valore aggiunto che una filiera integrata e strutturata come la nostra può portare al Ssn».