FURTI DI FARMACI IN AUMENTO IN ITALIA, ANCORA TROPPE CARENZE NEL SISTEMA

24/02/2020


Da circa due anni il fenomeno dei furti di farmaci in Italia è tornato a crescere, con una recrudescenza di colpi a ospedali e rapine sul territorio. Negli ultimi otto anni, in particolare, sono stati 110 gli ospedali colpiti, in media uno ogni dieci.

Sono alcuni dei dati richiamati da Domenico Di Giorgio, dirigente ufficio Qualità dei prodotti e Contrasto al crimine farmaceutico dell'Aifa, e Diana Russo, sostituto procuratore a Napoli, intervistati da Raffaella Calandra nella trasmissione Storiacce di Radio24, dal titolo "Lungo le rotte dei furti di farmaci" (del 9 febbraio scorso) e coautori del recente studio "Medicrime VS Vulcano. A pratical case study on how the Council of Europe could improve the fight against pharmaceutical crime", edito dal Consiglio d'Europa (2019), con il sostegno dell'European directorate for the quality of medicines & healthcare (Edqm).

«Dopo il picco del 2013 e 2014», ha spiegato Di Giorgio, «eravamo riusciti a frenare il fenomeno, che però negli ultimi due anni è tornato a intensificarsi. Oggi sappiamo che ci sono canali al di fuori dell'Ue che possono sfuggire più facilmente al controllo. Le istituzioni, tra cui Aifa e forze di polizia, insieme all'industria, sono al lavoro per cercare di prevedere i prodotti più a rischio, in modo da attivare un controllo maggiore».

Ma per Diana Russo il quadro reso è ancora più preoccupante dalle «falle» del sistema legislativo italiano: «Nel nostro ordinamento non esistono una fattispecie specifica e nemmeno circostanze aggravanti relative al crimine farmaceutico. Un crimine per il quale andrebbe, invece, presa in considerazione la grande pericolosità, sia per la salute pubblica sia per il sistema sanitario in generale». Tale impostazione «è invece contenuta nella Convenzione Medicrime del Consiglio d'Europa, sottoscritta da 32 Paesi, ma non ancora ratificata, a oggi, dall'Italia (sono 16 quelli che l'hanno fatto)». D'altra parte lo stesso studio recentemente pubblicato relativo alla Operazione Vulcano del 2014 «ha messo in evidenza come la corretta attuazione della Convenzione Medicrime avrebbe sostenuto il procedimento giudiziario e portato a sanzioni efficaci contro gli autori».

Per Russo «carenze ci sono anche su piano procedurale. Servirebbe un maggiore coordinamento tra uffici, una armonizzazione delle norme a livello europeo e una maggiore incisività del sistema di tracciabilità: il farmaco viene seguito nel suo percorso dall'industria al paziente, ma in assenza di dati specifici, in alcuni casi, è difficile risalire al rivenditore o al percorso distributivo». Un altro aspetto «riguarda le sanzioni accessorie, soprattutto quando a essere implicati in queste vicende sono professionisti, come farmacisti».