Carenza di farmaci, Mirone: fenomeno da affrontare con cooperazione tra stakeholder e Paesi

17/12/2018


Il tema della carenza di farmaci - che, se non gestito, può avere pesanti ricadute sulla salute della popolazione -, va affrontato, oltre che in una chiave nazionale, attraverso la collaborazione di tutti gli attori della filiera e delle istituzioni, anche secondo un approccio di cooperazione internazionale. Innanzitutto, perché le dinamiche e le ragioni alla base del fenomeno tendono a non essere circoscrivibili esclusivamente all'interno dei confini di un Paese, ma anche perché può essere utile confrontare eventuali best practice avviate a livello locale.

È questa la riflessione avanzata da Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, all'indomani dell'ultimo incontro prima della chiusura dell'anno di Secof, l'organismo di rappresentanza europea dei distributori intermedi del farmaco di esclusiva proprietà di farmacisti, a cui ha partecipato, in qualità di Segretario di Federfarma.Co, come rappresentante dell'Italia. «Tra i tanti temi affrontati nell'incontro» spiega «c'è anche quello della carenza di farmaci, un fenomeno, presente un po' ovunque, su cui è alta l'attenzione dei vari Servizi sanitari e delle Istituzioni europee. Sono diverse le esperienze e le iniziative messe in campo per cercare di arginare il fenomeno, spesso con una collaborazione che interessa, oltre agli attori della filiera distributiva, anche la parte pubblica e la stessa industria. L'Italia, in questo senso, ha in essere alcune esperienze di collaborazione ritenute importanti, come per esempio il tavolo sulle indisponibilità, che ha tra i promotori l'Aifa. Ma, guardando oltre confine, ci ha colpiti, in particolare, una iniziativa, avviata in Portogallo, che vede il coinvolgimento attivo della rete delle farmacie del territorio. Grazie alle farmacie di comunità, in questo Paese è stato possibile strutturare un sistema di monitoraggio del farmaco, lungo tutta la filiera, che permette di controllarne tutti i passaggi, dalla prescrizione del medico, sino alla dispensazione al paziente finale. Un sistema - reso possibile anche alla luce di un potenziamento attuato in questo Paese delle politiche sulla digitalizzazione in sanità -, che consente di tenere traccia dell'esito delle prescrizioni, con la verifica del ritiro del medicinale da parte del paziente. In questo modo, a essere messo sotto controllo è il processo distributivo del farmaco, con una garanzia maggiore in termini di tutela della salute, ma anche l'aderenza alla terapia del singolo paziente. Un'esperienza, non a caso, su cui anche l'Italia dovrebbe avviare qualche riflessione».