Farmacie sociali europee, a distinguere è prossimità a cittadino. Gizzi: così sinergie per superare dicotomia pubblico/privato

17/12/2017


Non conta tanto essere farmacia pubblica, privata o cooperativa: per essere farmacie sociali deve esserci la volontà di offrire un servizio sanitario di prossimità al cittadino. Ciò che è più determinante è essere sociale nella sostanza. È questa la decisione finale presa lo scorso 20 novembre ad Anversa dalla Unione europea delle farmacie sociali (Uefs) che riunisce 2.300 farmacie e 10 grossisti distributori in Belgio, Francia, Italia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito e Svizzera. Ad annunciarlo è Venanzio Gizzi, alla guida di Assofarm, che della Uefs è stato eletto nuovamente presidente per i prossimi quattro anni. Una decisione importante, commenta Gizzi, «perché sposta l'attenzione dalla struttura proprietaria alla mission: la farmacia sociale vede nel bisogno sanitario del cittadino il proprio obiettivo primario, e non una mera occasione di profitto. La salute dei propri bilanci è cosa importantissima, ma la tendenza alla massimizzazione degli utili è un'altra cosa, non priva di rischi etici e sociali. Detto ciò, è evidente che per essere farmacia sociale non bisogna per forza essere farmacia pubblica o cooperativa di farmacie, si può anche essere farmacia privata indipendente e addirittura catena di farmacie. La Uefs quindi si apre a chiunque condivida questa filosofia sociale».

E proprio sulla falsariga di questa riflessione, in un suo editoriale sul notiziario Assofarm, Gizzi rileva anche che «una componente rilevante della risposta alle grandi catene di farmacie risiederà in nuove sinergie tra le farmacie comunali e in nuove collaborazioni con le farmacie private indipendenti. Questa risposta comune sarà certamente basata una concezione condivisa di Responsabilità Sociale nei confronti delle comunità di riferimento: ogni nostra posizione politica, ogni nostra scelta e azione concreta verrà compiuta nell'unico interesse in gioco, quello del benessere sanitario dei nostri pazienti e dello sviluppo locale».

A ogni modo, durante l'incontro europeo, il direttivo della Uefs ha chiesto al presidente Gizzi e al segretario generale Marc Henry Cornely il mantenimento dei rispettivi incarichi per i prossimi quattro anni. Secondo l'Unione, una maggiore stabilità delle cariche permetterà di affrontare con maggiore efficacia il periodo critico che la farmacia sta vivendo nella maggior parte dei contesti nazionali europei. «In un momento così complesso, il fatto che la Uefs abbia deciso di scommettere sulla rappresentanza italiana dovrebbe essere motivo di soddisfazione per tutta la nostra sanità nazionale. È un riconoscimento a quanto il movimento delle farmacie comunali italiane ha saputo fare in questi anni» ha concluso Gizzi.