Brexit, dai produttori europei timori per disponibilità medicinali. Richiesta attenzione nei negoziati

24/07/2017


La necessità è garantire che i pazienti di tutta Europa e del Regno Unito, anche dopo la Brexit, possano raggiungere i medicinali in modo sicuro e con la stessa capacità di accesso di oggi e di evitare qualsiasi conseguenza sulla salute pubblica. Perché il timore riguarda soprattutto gli impatti che potrebbero esserci dai nuovi scenari, se non ben gestiti, sulla disponibilità dei medicinali. È questo alla base della lettera che Efpia, il corrispondente di Farmindustria a livello europeo, Aesgp, l'associazione dei produttori di farmaci da banco, Medicines for Europe, che raccoglie le aziende di farmaci equivalenti, EuropaBio, associazione delle bioindustrie, insieme a Abpi e la Bgma, rispettivamente gli analoghi inglesi di Farmindustria e Assogenerici, oltre a BioIndustry Association e Proprietary Association of Great Britain, hanno inviato settimana scorsa a Michel Barnier, negoziatore Ue per la Brexit, e a Hon David Davis, il segretario di Stato del Regno Unito per l'uscita dalla Ue. Obiettivo principale è far sì che strumenti, modalità, livello di cooperazione presente nel mondo dei medicinali tra le autorità Ue e quelle nazionali inglesi trovino posto all'interno dei negoziati e tra le richieste avanzate c'è anche quella di concedere alle aziende farmaceutiche e biotecnologiche il tempo necessario per adattarsi al nuovo scenario. D'altra parte, scrivono le associazioni, «l'industria del farmaco è altamente integrata in tutta Europa e regolamentata attraverso un sofisticato sistema di intese giuridiche e regolatorie tra istituzioni Ue, Stati membri e autorità nazionali competenti. Per questo è necessario che le discussioni partano immediatamente e che non ci sia soluzione di continuità nelle relazioni tra l'Ue e il Regno Unito». In particolare occorre «mantenere in entrambe le aree le autorizzazioni di commercializzazione europee precedentemente concesse, così come la cooperazione tra le autorità nazionali competenti in materia. Ugualmente, qualsiasi modifica nelle relazioni commerciali tra Ue e Uk, non dovrà avere impatti negativi su ricerca, sviluppo, produzione e distribuzione di medicinali in tutta Europa, e anche sugli studi clinici».

Per altro, sottolinea ancora la lettera, «l'agenzia regolatoria inglese Mhra, allo stato attuale, apporta un contributo significativo al lavoro del network delle agenzie regolatorie europee ((EMA, HMA, CHMP, CMDh), e un suo ritiro» potrebbe avere impatti su tutte le attività svolte. Oltre a questo, un adeguato periodo di sviluppo del nuovo sistema riuscirà ad assicurare ai pazienti la continuità nell'accesso ai farmaci anche dopo il 29 marco 2019. Siamo certi che si possa raggiungere un accordo che metta le basi per una partnership Ue-Uk sulla regolamentazione e la fornitura di medicinali. Le nostre organizzazioni sono impegnate in un dialogo continuo e aperto e sono pronte a contribuire con la loro esperienza ai negoziati per garantire che i pazienti siano in grado di continuare ad accedere ai medicinali di cui hanno bisogno ed evitare un impatto negativo sulla salute pubblica in tutta Europa».