Farmacie in rete. Le differenze tra Europa e Italia    

28/03/2017


In Europa il fenomeno dell'affiliazione alle reti, interessa in media il 50% delle farmacie - una quota che in Italia è pari al 35% - con il restante che invece resta indipendente. Delle farmacie in rete nel vecchio continente, il 17% fa parte di catene di proprietà, mentre a essere parte di reti light - in cui le farmacie rimangono autonome e demandano una parte delle loro attività a una centrale - è il 29%. Percentuali destinate a salire guardando ai paesi anglosassoni: in Granbretagna il 65% delle farmacie appartiene ad un network, una percentuale che arriva fino al 71% negli Usa. Questi alcuni dati sulla situazione delle reti in Europa presentati da Marco Mariani, Direttore Marketing e Comunicazione di Cef, all'interno del convegno "Farmacista e Farmacia 2.0", che si è tenuto Domenica 19 Marzo a FarmacistaPiù. «Rispetto ai trend che, soprattutto in alcune zone d'Europa, sono partiti prima, l'Italia è più indietro ed i numeri che riguardano l'aggregazione sono ancora limitati».
Questa realtà, tuttavia, non solo a causa del Ddl concorrenza, ma anche in relazione alle evoluzioni che stanno investendo i vari settori di consumo, sarà destinata a cambiare: «Se vogliamo parlare di Farmacia 2.0 occorre innanzitutto avere presente quale potrà essere l'utente tipo tra qualche anno: una farmacia 2.0 sarà sempre più orientata ai Millennials, cioè a quella nuova generazione di nativi digitali che oggi ha al massimo 37 anni e che è abituata ad un modello di consumo consapevole, informato, multicanale ed è evoluto. Occorre considerare che questo consumatore, presumibilmente tra pochi anni, diventerà il paziente cronico in farmacia». Così multicanalità e tecnologia diventano le parole chiave di un processo evolutivo che deve investire la farmacia italiana: «Molte farmacie sono già pervase di tecnologia nel back-office con informatica ed automatizzazione, ma sempre più dovranno lavorare sul front-office. Per stargli vicino e raggiungerlo sempre più, occorre uscire dallo schema abituale di una relazione che avviene esclusivamente in store, uscire dalle mura del negozio attraverso Facebook, altri social, l'e-commerce e soprattutto le App legate al tema dell'aderenza alla terapia». E proprio rispetto alla tecnologia «molte esperienze realizzate all'estero possono essere dei punti di partenza, dei modelli a cui guardare e da importare, anche perché costituiscono passi in avanti nella direzione del monitoraggio dell'aderenza alla terapia». Ed ecco allora alcuni spunti, proprio da CVS, una catena di farmacie americane, secondo gruppo statunitense per numero di affiliati, ha detto Mariani: «mi ha colpito il video di presentazione dei servizi offerti dalla catena, servizi che in America sono attivi da una decina d'anni e per noi rappresentano il futuro. Qualche esempio? Una paziente anziana, attraverso una chiave elettronica, prenota dal suo pc a casa un'attività di prevenzione in farmacia. Sul cellulare, il giorno dell'appuntamento, le arriva un messaggio per ricordarle i dettagli. Quando arriva in farmacia, si limita ad appoggiare la sua smartkey al banco e in automatico viene registrata.
Non solo: in tempo reale viene avvisato della presenza della cliente il farmacista, che subito la raggiunge e la serve. Interessante anche la relazione con le assicurazioni private: il giorno dopo la signora riceve un messaggio dall'assicurazione che le segnala che riceverà uno sconto sulla sua rata annuale per aver partecipato a quella campagna di screening». Ma tante altre sono le idee: «un "cestello" della spesa intelligente, in grado di calcolare l'importo totale man mano che viene riempito di prodotti, messaggi che arrivino direttamente sul cellulare una volta in farmacia per segnalare una promozione attiva, un servizio di call center di prenotazione che aiuta anche a migliorare l'aderenza alla terapia». E qui si torna al punto di partenza: «Più si va verso una farmacia ad alto contenuto tecnologico e di servizi e più c'è la necessità di essere in rete perché non è pensabile che una piccola farmacia da sola possa fare investimenti economici e di tecnologia per essere multicanale, stare vicino al paziente, portare avanti progetti di pharmaceutical care, ma avrà bisogno di sfruttare le competenze, il know how, la forza economica e finanziaria che solo un grande gruppo può mettere in campo. Tutto questo mettendo al primo posto la professionalità del farmacista, senza nessuna deriva che ci allontani dalla cura del paziente».